Bonus facciate, hanno fatto scena muta i primi due indagati nell’ambito dell’inchiesta delle erogazioni pubbliche per 15 milioni di euro. Le escussioni proseguiranno per tutta la settimana e gli inquirenti hanno deciso di ascoltare i 23 indagati finiti nella maxinchiesta che vede coinvolto anche un noto commercialista di Napoli.
Gli indagati irpini
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Avellino hanno eseguito il decreto di sequestro preventivo, emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di Avellino, il 6 dicembre scorso, nei confronti di due società ed undici indagati irpini per i reati di associazione per delinquere e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, a seguito della creazione di circa 15 milioni di euro di falsi crediti d'imposta, relativi alle spese sostenute per interventi edilizi assistiti dal regime agevolativo dei cc.dd. "Bonus Facciate e Bonus Ristrutturazioni", in realtà mai avvenuti. Il sequestro è finalizzato sia ad impedire la monetizzazione di crediti fittizi per € 5.500.000,00, ancora non utilizzati e presenti nei cassetti fiscali di alcuni indagati, sia a recuperare le somme ritenute profitto del reato pari ad € 9.428.597,27.
Le indagini
L'attività investigativa ha consentito, in una prima fase, di identificare sette soggetti, persone fisiche, quali primi originatori di crediti d'imposta per un ammontare complessivo di € 5.500.000,00, sprovvisti dei requisiti basilari per la giustificazione di spese pari a tale importo (capacità reddituale, disponibilità di immobili, comunicazioni di effettuazione lavori). Per tali crediti illeciti vi è stato un tentativo di cessione non andato a buon fine anche grazie ai controlli svolti dagli uffici finanziari in fase istruttoria.
I prestanomi
Le successive indagini hanno, altresi, consentito di ricostruire un contesto più ampio, riconducibile ad un sodalizio criminale che, attraverso la costituzione di diverse società intestate a "prestanome", aventi formale sede legale sull'intero territorio nazionale, avrebbe artatamente creato, sulla base dell'attestazione di lavori di ristrutturazione e di rifacimento facciate in realtà mai eseguiti, un complesso di crediti d'imposta fittizi per € 9.428.597,27, successivamente ceduti ad una società avente sede operativa ad Avellino, riconducibile ad alcuni degli indagati, residenti in provincia di Avellino.