Omicidio Dello Russo, la perizia: "I carabinieri spararono ad altezza d'uomo"

Il gip Paolo Cassano dovrà decidere sull'opposizione all'archiviazione dell'inchiesta

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Monteforte Irpino.  

Omicidio Dello Russo: discussa una lunga ed articolata opposizione alla richiesta di archiviazione.

L’avvocato Fabio Tulimiero, affiancato dal suo consulente, ha presentato in aula la ricostruzione effettuata dal consulente tecnico nominato dalla Procura. Ricostruzione che coincide con quella effettuata dal consulente di parte, l’ingegnere Martino Farnesi.  L’unica differenza tra le due relazioni tecniche sono le conclusioni a cui giungono i due ingegneri.

Una ricostruzione - quella effettuata dall’ingegnere Alessandro Lima, nominato dalla Procura - sostiene che i colpi siano stati esplosi ad altezza delle ruote, quella del consulente tecnico di parte, nominato da Tulimiero, sostiene che i colpi esplosi dai due carabinieri, indagati per omicidio colposo e difesi dall’avvocato Pompeo Ledonne, sono partiti ad altezza uomo.

Le immagini presentate in aula ricostruiscono cosa accadde realmente quella sera lungo via Nazionale quando contro Antonio Dello Russo furono esplosi otto colpi d’arma da fuoco, quattro andarono a segno, tre attinsero alle braccia e alle gambe il 39enne che poi si schiantò contro un albero.

Attesa la decisione del gip

Si attende la decisione del gip Paolo Cassano che dovrà pronunciarsi sulla richiesta di opposizione all’archiviazione.

ll giudice dovrà stabilire se accogliere o meno l’opposizione e dunque se le indagini dovranno continuare, oppure se archiviare in maniera definitiva il caso. Il gip potrebbe anche decidere l’imputazione coatta per i due militari che intimarono l’alt al 42enne che decise di forzare il posto di blocco. La folla corsa si concluse con lo schianto della Fiat Bravo contro un albero e con il decesso del giovane. 

Gli elementi emersi dalle indagini

Sarebbero stati diversi i colpi che attinsero Dello Russo, a seguito dell'inseguimento con i carabinieri. Circostanza che emerse dall'esito dell'autopsia, eseguita dalla dottoressa Elena Picciocchi. Dunque, un dato è certo: i militari della compagnia di Baiano hanno esploso colpi di pistola che hanno raggiunto non solo gli pneumatici, ma anche il 39enne di Mercogliano che viaggiava a bordo della Fiat Bravo. I militari – che sono indagati per omicidio colposo - hanno raccontato al magistrato di aver seguito il protocollo che si mette in atto in questi casi. Hanno tentato in tutti i modi di fermare il giovane e sono stati anche speronati con il rischio di finire in una scarpata.