Una nuova udienza per il processo nato dall'inchiesta "Aste ok" del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Avellino e il Nucleo Pef delle Fiamme Gialle di Napoli che hanno indagato su questo nuovo filone di illeciti che vede protagonista il Clan Partenio. Indagine che ha portato all'incriminazione di 22 persone con l’accusa, a vario titolo, di associazione finalizzata alla turbativa delle aste fallimentari presso il Tribunale di Avellino, alla tentata estorsione e all’intestazione fittizia di beni.
In aula questa mattina un altro testimone. L’uomo, in sede di controesame ha smentito quanto dichiarato da lui stesso in precedenza.
In fase di esame ha dichiarato: “Non ho accettato le offerte avanzate da Armando Aprile. Non avevo la disponibilità economica di partecipare all’asta ma, ad ogni modo, avevo paura di partecipare perché, nell’ambiente delle aste giudiziarie, avevo sentito dire che, mettersi contro Armando Aprile, era pericoloso e che avrei ricevuto delle minacce. Quando ho incontrato Livia Forte, poi, le ho detto che non volevo dare seguito a nessun accordo perché, dare queste somme a una persona, non era corretto”.
Tutto ritrattato in fase di controesame: “Non ho mai voluto depositare l’assegno perché non ho il conto corrente”.
Sentita poi un’altra teste – C. D. N. La donna con affermazioni shock ha dichiarato sostanzialmente che i carabinieri l’avrebbero costretta a confermare ciò che il padre – interrogato prima di lei – avrebbe dichiarato.
A questo punto l’avvocato Carlo Taormina ha chiesto la trasmissione del verbale stenotipico e di quello di sommarie informazioni al pubblico ministero di competenza, quello della Procura di Avellino. Alla richiesta si sono associati tutti i presenti.
La prossima udienza è fissata al 30 settembre prossimo.