Un ex studente originario di Brescia - N. M. - è stato ascoltato stamattina nell'ambito del procedimento relativo ai diplomi illeciti rilasciati da un istituto paritario dell'Alta Irpinia.
"La finanza di Brescia mi chiamò, per informarmi che il diploma conseguito fosse falso, addirittura lo strapparono fisicamente. All'epoca non avevo voglia di studiare, e fu proprio mio padre a presentarmi la possibilità di ottenere il diploma in questa scuola. Mi avrebbero fornito solo il materiale da studiare e poi avrei sostenuto l'esame da privatista. Pagammo due o tremila euro in assegni, che mio padre consegnò a U. A., conosciuto nel sindacato di Brescia in cui lavorava".
Sono queste le parole di uno dei tanti ragazzi finiti al centro di un’inchiesta nata da un’indagine del 2014 della Guardia di Finanza di Sant’Angelo dei Lombardi che ha portato a galla il grosso giro d’affari illeciti che ruotava intorno all’istituto paritario in provincia di Avellino.
Provenivano da diverse aree del Paese gli “studenti” iscritti in questo istituto. Ad annullare le distanze geografiche era la facilità con cui si poteva “conseguire” il diploma di scuola secondaria di primo grado. Nessun obbligo di frequenza delle lezioni, compiti in classe e interrogazioni falsificate, persino gli scrutini erano concordati. Bastava semplicemente sborsare dai 3.500 ai 5 mila euro.
Allo stato attuale la procura di Avellino non ha aperto nessun procedimento nei confronti degli alunni della scuola, molti dei quali già maggiorenni e in un certo senso consapevoli dell’illiceità della vicenda.
Il processo è stato aggiornato all'udienza del 19 gennaio.