Tentata estorsione all'Ultrabeat: un anno e 7 mesi per Ferrante e Romagnuolo

Si chiude il processo. Cadute le accuse di minaccia e detenzione illegale di arma da fuoco

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Avellino.  

Un anno e sette mesi di reclusione per Alessio Romagnolo e Claudio Ferrante, i due giovani di Avellino accusati di tentata estorsione e danneggiamento nei confronti del titolare del bar della movida avellinese Ultrabeat café, Gianpio Genovese. 

Il pm per i ragazzi di 25 e 22 anni aveva chiesto una condanna, per entrambi, di 4 anni di reclusione, oltre al pagamento di un’ammenda di seimila euro.

Questa mattina presso il Tribunale di Avellino si è tenuta l'ultima udienza del processo a carico  dei due, imputati per i reati di estorsione, minaccia aggravata dall’uso di armi, danneggiamento e porto e detenzione illecita di armi. I due giovani, presenti in aula al fianco degli avvocati difensori, Gerardo Santamaria e Valeria Verrusio, erano stati arrestati a seguito della denuncia presentata lo scorso ottobre da Gianpio Genovese, costituitosi parte civile nel processo con l’avvocato Benedetto De Maio. In aula è stato ascoltato l'unico testimone della difesa, un ex compagno di scuola di Claudio Ferrante. 

Il giovane ha raccontato al collegio che quella sera di fine ottobre si trovava all'Ultrabeat in attesa di un'amica. Riferisce di aver visto Claudio alla ricerca di una persona, nervoso perché non riusciva a trovarla. Sente chiaramente, ad un certo punto, Claudio urlare nei confronti del titolare del locale: "Se non mi risarcisce lui mi dovrai risarcire tu”. 

Il testimone racconta: "Claudio aveva delle bende in faccia, ma non riuscivo a capire sinceramente che cosa gli fosse accaduto, sicuramente era stato ferito al viso da qualcuno. Io ero vicino alla porta dei bagni, in attesa di un'amica per accomodarmi, Claudio era a una decina di metri da me, dall'altro lato del locale. Voleva vendicarsi per il torto che aveva subito, a sua detta”. 

Prima di procedere con la discussione la difesa ha prodotto il certificato medico relativo all'aggressione subita da Ferrante, con allegate le immagini che ritrarrebbero le lesioni subite e descritte nel certificato, oltre a una lettera di scuse scritta dai due imputati e rivolta a Gianpio Genovese.

La sera del 17 ottobre, Romagnuolo e Ferrante si presentano all’Ultrabeat chiedendo di un addetto alla sicurezza che in quel momento non era di turno. Da questo episodio nasce una discussione con il titolare, gli animi si scaldano e i due iniziano a minacciare di morte l’uomo avanzando richieste di denaro: “Tu a domenica non arrivi, sappiamo pure chi è tua figlia..”.

Secondo le indagini della Procura avellinese questo episodio sarebbe collegato a una sorta di regolamento di conti in atto tra diversi soggetti. Già qualche giorno prima, infatti, i due avevano dovuto soccombere in una lite nello stesso locale. Quella sera erano tornati per vendicarsi dei loro aggressori. Non trovandoli, se la presero con il titolare.