Questa mattina presso il Tribunale di Avellino si è tenuta la prima udienza del processo a carico di Alessio Romagnuolo, 25 anni, e Claudio Ferrante, 22 anni, imputati per i reati di estorsione, minaccia aggravata dall’uso di armi, danneggiamento e porto e detenzione illecita di armi.
I due giovani, presenti in aula al fianco degli avvocati Gerardo Santamaria e Valeria Verrusio, erano stati arrestati a seguito della denuncia presentata lo scorso ottobre da Gianpio Genovese, il titolare di un noto locale della movida avellinese, l’Ultrabeat Café e costituitosi parte civile nel processo con l’avvocato Benedetto De Maio.
In aula il carabiniere giunto sul posto la sera dell’estorsione dichiara: “Quando siamo giunto al locale i due erano già andati via. Pertanto, abbiamo semplicemente provveduto a raccogliere la denuncia del signor Genovese, che ci ha anche fornito i nomi dei due soggetti”.
Gli viene chiesto anche riguardo l’episodio di danneggiamento che avvenne la sera stessa presso la pasticceria Pacilio: “Constatammo, attraverso le riprese delle telecamere, che i due imputati avevano, la stessa sera in cui avvenne l’episodio all’Ultrabeat, divelto anche la fioriera della pasticceria. Non pensammo che i due episodi fossero collegati ma lo abbiamo preso come un segno di avvertimento nei confronti della pasticceria”.
Successivamente è stato il turno di Gianpio Genovese: "La collaboratrice mi chiese d'intervenire perché - il Ferrante - si era presentato armato, minacciando di sparare al nostro collaboratore, Sebastiano Sperduto". "Mi è stato riferito che, due giorni prima, avevano avuto un diverbio".
"Mi avvicinarono e mi dissero che tutti pagavano, quindi dovevo farlo anche io. Poi aggiunsero che avrei dovuto dargli cinque carte, altrimenti non sarei arrivato a domenica..."
L'ultimo testimone di questa mattina è stato Sebastiano Sperduto, un collaboratore occasionale del locale avellinese il quale afferma di essere venuto a conoscenza dell'accaduto solo dai giornali.
L'udienza si è aggiornata al 22 aprile, data in cui è prevista l'escussione di un testimone di difesa e infine, la discussione.
La sera del 17 ottobre, Romagnuolo e Ferrante si presentano all’Ultrabeat chiedendo di un addetto alla sicurezza che in quel momento non era di turno. Da questo episodio nasce una discussione con il titolare, gli animi si scaldano e i due iniziano a minacciare di morte l’uomo avanzando richieste di denaro: “Tu a domenica non arrivi, sappiamo pure chi è tua figlia..”.
Secondo le indagini della Procura avellinese questo episodio sarebbe collegato a una sorta di regolamento di conti in atto tra diversi soggetti. Già qualche giorno prima, infatti, i due avevano dovuto soccombere in una lite nello stesso locale. Quella sera erano tornati armati di pistola per vendicarsi dei loro aggressori. Non trovandoli, se la presero con il titolare.
Appena dopo l’arresto, i due giovani sono stati condotti presso la Casa Circondariale di Bellizzi Irpino ma, a seguito dell’appello proposto dagli avvocati difensori sulla sostituzione della misura di custodia cautelare in carcere con una di tipo meno inflittivo, il Tribunale del Riesame di Napoli li scarcerò, disponendo per entrambi gli arresti domiciliari.
Estorsione all'Ultrabeat Café: "Paga o tu a domenica non ci arrivi"
Avellino, al via il processo contro i due giovani accusati di aver minacciato il titolare del locale
Avellino.