Avellino, tentato omicidio di Dell'Anno: per i consulenti ferite incompatibili

In aula i consulenti di difesa: le ferite non sono compatibili con l'esplosione del colpo in auto

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Avellino.  

Prosegue al Tribunale di Avellino il processo che vede imputati due uomini per il tentato omicidio di Paolo Dell’Anno, un autotrasportatore di Santo Stefano del Sole, difeso dall’avvocato Freda.

Era marzo 2014 quando Dell’Anno avrebbe incontrato i suoi aguzzini di fronte a un bar del posto e sarebbe salito su una Mitsubishi Pajero. I tre si sarebbero allontanati lungo la sp35, la strada che da Santo Stefano del Sole conduce a Sorbo Serpico.

Dell’Anno racconterà che appena salito in auto sarebbe stato aggredito, prima con un colpo al viso e successivamente con un colpo di pistola all’addome, fino ad essere abbandonato ad un bivio in prossimità di un ponticello.

Dopo 14 minuti, chiamerà il fratello: “Vienimi a prendere, non mi sento bene”.

Il fratello dichiarerà in aula di averlo trovato in una pozza di sangue e di averlo accompagnato al pronto soccorso.

La polizia giunta sul posto non rinverrà né bossoli, tantomeno tracce ematiche.

Una storia misteriosa, considerando anche le deposizioni dei due imputati, i quali affermano di averlo lasciato in ottime condizioni dopo un giro in macchina.

Questa mattina dinanzi al collegio presieduto dal giudice Sonia Matarazzo sono stati ascoltati due consulenti per la difesa, rappresentata dagli avvocati Perna e Guerriero.

Il primo alla sbarra è stato l’ingegnere Alessandro Lima, il quale si è occupato di redigere una relazione che in qualche modo ricostruisse le dinamiche di esplosione del colpo.

Secondo il consulente, le versioni fornite dalla vittima sono tutte incompatibili con l’esplosione di un colpo di arma da fuoco all’interno del veicolo, sia per traiettoria che per il punto preciso in cui la persona offesa è stata attinta.

Altro aspetto da considerare è la presenza di una sola particella residua di polvere da sparo che sia secondo l’ingegnere che secondo i Ris è riconducibile a un aspetto tecnico chiamato “transfer secondario”: la presenza di particelle si può giustificare per una fonte di inquinamento, giustificabile con il fatto che Dell’Anno, prima di entrare in auto, avrebbe maneggiato una pistola. Una sola particella è incompatibile, infatti, con un colpo di arma da fuoco, che avrebbe lasciato centinaia di residui.

L’escussione del medico di difesa, inoltre, conferma la circostanza importante che il foro di entrata e la traiettoria seguita dal proiettile non sarebbero compatibili con l’ipotesi del colpo sparato a brevissima distanza.

Un dato importante da tenere in considerazione è che in queta inchiesta manca qualsiasi tipo di rilievo fotografico, sia dell’auto, che dell’abbigliamento di Dell’Anno o della ferita inferta.

Ad oggi, dopo otto anni dal fatto, manca un movente.

Il processo è stato rinviato al 3 giugno per la discussione.