Processo Orchi di Cervinara, abusi su una bimba di 5 anni: in aula i testi

Avrebbero abusato di una bambina di appena cinque anni, complice la madre che sapeva

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Avellino.  

Avrebbero abusato di una bambina di appena cinque anni, complice la madre che sapeva.

È lo scenario terrificante che si è verificato in una palazzina di Via Lagno, tra le campagne di Cervinara. I protagonisti del processo che si è tenuto questa mattina presso il Tribunale di Avellino sono un nonno, 55enne, e uno zio, poco più che trentenne.

La storia è emersa dopo la denuncia della coordinatrice della casa-famiglia in cui la bambina, insieme alla sorella, era stata collocata da circa un anno a causa della difficile situazione familiare. La bambina avrebbe raccontato, anche attraverso alcuni disegni, la triste vicenda di abusi e ripetute violenze sessuali che era costretta a subire tra le mura di casa dai due orchi.

Le indagini investigative, sviluppatesi mediante specifici protocolli per i casi di abusi sessuali in danno di giovanissime vittime, corroborati dall’analisi psicologica e dall’esame clinico-specialistico della minore, hanno definito un quadro a dir poco orrendo.

Scriveva il gip all’epoca dei fatti, risalenti al luglio 2020: «I due autori delle violenze avrebbero agito con la connivenza della madre della giovanissima vittima, anch'essa sotto indagini con l'accusa di aver permesso le sopraffazioni sessuali perpetrate ai danni della figlia dal padre e dal compagno della sorella convivente»

Presenti questa mattina in aula anche i tre imputati, due dei quali – il nonno e lo zio – destinatari di misura di custodia cautelare in carcere con l’accusa di violenza sessuale aggravata. Di particolare rilievo è stata la testimonianza della psicologa-psicoterapeuta Rosa Bruno, consulente per la difesa rappresentata dagli avvocati Rolando Iorio e Pasquale Meccariello – la quale ha affermato che le precedenti perizie psichiatriche sottoposte alla corte sarebbero carenti dell’analisi del contesto della casa-famiglia, luogo in cui la bambina avrebbe potuto essere testimone di racconti di altri minori abusati che avrebbero in qualche modo suggestionato ed influenzato i suoi ricordi, in un certo senso alterandoli. È per questo motivo che per la prossima udienza sarà riascoltata la dottoressa Mancinelli, la psicoterapeuta che, nominata dalla procura di Avellino, ha redatto la precedente perizia.

Un’altra testimonianza che questa mattina ha aggiunto un tassello alla complessa vicenda è stata quella di un’amica di famiglia, ospite nella casa di Via Lagno all’epoca dei fatti. La donna, incalzata dagli avvocati di difesa, ha affermato di non aver mai assistito a comportamenti insoliti del nonno nei confronti della nipote, anzi, che pare che la bambina avesse instaurato uno stretto legame amorevole con lo stesso, unica figura maschile presente in casa.

Infine, un aspetto che sicuramente verrà chiarito nelle prossime udienze è relativo al ruolo che un uomo, probabilmente legato in qualche modo ad una delle operatrici della casa-famiglia, avrebbe avuto nella vicenda. Questa persona, infatti, sosterrebbe la tesi secondo la quale la vicenda sarebbe stata del tutto alterata. Le dinamiche ancora non si conoscono.

Intanto la prossima udienza è prevista per il 12 aprile, data in cui si concluderà la fase istruttoria.