"Era una quercia Pietro nella vita e nel lavoro"

Un tristissimo primo maggio in Irpinia

era una quercia pietro nella vita e nel lavoro

Salma trasferita a Giugliano in Campania, il dolore dei familiari che ora chiedono giustizia...

Ariano Irpino.  

"Era una quercia, un armadio, capace di svolgere il lavoro anche per tre persone. Siamo addolorati, abbiamo perso un amico, un lavoratore vero."

E' il ricordo avvolto dal dolore più profondo, in questa ricorrenza del primo maggio, da parte dei colleghi di lavoro di Pietro Nuzzolo 38 anni appena compiuti, morto tragicamente ieri mattina nel cantiere del viadotto Manna, dove è in corso la manutenzione dei piloni da parte dell'Anas. Un primo maggio quello di oggi segnato dal dolore più profondo.

E' ancora incredula e frastornata Giuseppina De Furia, la giovane moglie di Pietro, colpita dalla terribile notizia ieri nel giorno del suo compleanno, mentre tutto le sorrideva intorno:  "Non riesco a crederci, non ce la faccio. Mi sono ritrovata improvvisamente a piangere mio marito. Ma il mio dolore sembra non abbia interessato nessuna istituzione ieri. Abbiamo atteso notizie in auto che nessuno ci ha mai fornito, sola come un cane, con mio suocero e gli altri familiari. Non ci hanno fatto vedere neppure un carro funebre, abbiamo atteso invano per 7 ore in auto, davanti ad un bar, blindati. Solo alla fine siamo riusciti a sapere non dalle forze dell'ordine, ma da una persona che si è preoccupata di noi, che era stato trasferito da una strada secondaria a Giugliano in Campania. Neppureil passaggio di una bara, anche questo ci è stato negato. Un dolore e un distacco per noi ancora più grande. Altro al momento non ci è dato sapere. Ma ora chiediamo giustizia. Solo questo ci resta."

La riflessione del deputato Generoso Maraia in questo tristissimo primo maggio per l'Irpinia:

È un primo maggio di lutto per Ariano. Mi stringo al dolore della famiglia del giovane operaio che nella giornata di ieri ha perso la vita in un cantiere. Purtroppo il lavoro continua a non andare di pari passo con la salute. Bisogna accertare se fossero rispettate le norme di sicurezza nei luoghi di lavoro e bisogna farlo subito, considerato che questa tragedia si è consumata in un cantiere per la manutenzione di una strada pubblica.

Fare chiarezza sulle competenze di Anas, delle istituzioni provinciali e nazionali e sulle responsabilità della ditta è necessario per comprendere dove non funzionano i controlli e le procedure di prevenzione e riduzione del rischio. Nessuno ci restituirà le giovani vite stroncate sul posto di lavoro ma possiamo e dobbiamo rendere più stringenti i controlli da parte delle autorità centrali. Lo Stato per poter garantire la salute nei luoghi di lavoro deve prima di tutto far piena luce su queste morti per individuare le responsabilità e integrare l’azione legislativa lì dove è necessario intervenire.

L’impegno di tutta la politica per diminuire le morti sul lavoro deve essere trasversale, così come fu l’impegno per costruire la nostra costituzione fondandola sul lavoro. Abbiamo, come istituzioni, l’obbligo di prendere in carico le sorti delle famiglie colpite da questi lutti garantendo loro garanzie economiche e giustizia.

Tutte le articolazioni dello Stato sono impegnate, in questo momento di emergenza, a garantire la ripresa del lavoro in condizioni di sicurezza. Questa necessità, imposta dal Covid-19, deve diventare l’occasione per rafforzare gli strumenti e le risorse per far camminare insieme il lavoro con la salute e possibilmente anche con l’ambiente.

Dobbiamo impedire che il lavoro da Diritto si trasformi, ogni giorno, nei campi di pomodori nei cantieri, nelle fabbriche e anche nelle corsie di ospedale, in un ricatto per sopravvivere. La crisi sanitaria ha mostrato a tutti il problema del lavoro in nero, quello senza alcun diritto e mal pagato. Trenta anni fa c’era lavoro per 300 giovani disposti a respirare amianto, oggi c’è il lavoro sfruttato dalle cooperative di pulizie negli ospedali.

Il M5S ha sempre inteso il lavoro come forma di emancipazione e per liberarlo dal ricatto dove la richiesta è poca e l’offerta abbonda, ha istituito il reddito di cittadinanza come politica attiva di ricerca del lavoro ma anche come la possibilità per molti di salvare la propria vita non piegandosi ai soliti ricatti disumani in cambio di un po’ di lavoro mal pagato e senza alcuna sicurezza.

Dobbiamo fare di più per garantire condizioni di lavoro sicure, salubri e rispettose dell’ambiente. In cambio di pochi euro, in Italia, si vende non solo la propria sicurezza ma anche l’ambiente in cui si vive. Bisogna fare di più per tutti i lavoratori, che sono la vera risorsa e struttura portante del nostro sistema economico.