In soli due mesi di libertà, nel bimestre maggio - giugno dell’anno 2010, il boss caudino Orazio De Paola, sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno del comune di residenza di San Martino Valle caudina, si era reso responsabile di ben 7 violazioni alla misura di prevenzione.
Tra le numerose accuse elevate dalla procura della repubblica presso il Tribunale di Avellino vi erano la reiterata frequentazione con pregiudicati ed il rifiuto di sottoporsi a controlli da parte della polizia giudiziaria.
Per tali ragioni il De Paola era stato rinviato a giudizio innanzi al Giudice monocratico presso il Tribunale di Avellino , dott. Landolfi.
Nel corso del dibattimento, come avvenuto anche in altri processi a carico del De Paola, la difesa , rappresentata dagli avvocati Dario Vannetiello e Valeria Verrusio, ha sollevato alcune importanti questioni giuridiche afferenti la incapacità di intendere e di volere dell’imputato al momento dei fatti.
Il P.M., in sede di conclusioni aveva chiesto nel confronti del noto pregiudicato caudino la applicazione della misura di sicurezza della casa lavoro in quanto ritenuto soggetto socialmente pericoloso.
Tuttavia, nella tarda serata di ieri, il Giudice Monocratico presso il Tribunale di Avellino, dott. Landolfi, dopo aver acquisito la corposissima documentazione sanitaria prodotta dalla difesa e tesa a dimostrare la incapacità del De Paola , dopo aver nominato ed esaminato in aula un perito nominato d’ufficio, ha condiviso la tesi della difesa illustrata anche con memoria scritta, mandando assolto l’imputato da tutte le accuse per incapacità di intendere e volere al momento dei fatti ed ha pure respinto la richiesta di applicazione della misura di sicurezza detentiva avanzata dalla pubblica accusa.
Va rilevato che si tratta della dodicesima sentenza di assoluzione ottenuta in favore De Paola.
Infatti, solo nell’ultimo anno, il noto affiliato al clan Pagnozzi è stato assolto da una serie impressionante di reati che vanno dall’incendio doloso, alla detenzione di sostanze stupefacenti, a reati contro il patrimonio, a decine di violazioni alla misura di prevenzione.
Al De Paola, passato alle cronache per essere stato il primo detenuto irpino ad essere stato sottoposto al regime del carcere duro di cui all’art. 41 bis riservato ai mafiosi di rango, ora resta da affrontare un solo processo riguardante l’accusa di partecipazione al clan Pagnozzi nell’ambito dell’ultima inchiesta che ha raggiunto la criminalità organizzata caudina e beneventana, operazione denominata “La montagna”.
Il processo per coloro che decisero di essere giudicati con il rito ordinario si è di recente concluso innanzi al Tribunale di Benevento con la affermazione della penale responsabilità di quasi tutti gli imputati .
Per coloro che, viceversa, optarono per il giudizio abbreviato, vi furono delle sorprendenti assoluzioni quali quella di Pagnozzi Paolo e furono inflitte pene miti tra quella di anni sette e mesi sei subita da Orazio De Paola, per la quale si attende ora l’ultimo grado di giudizio in Cassazione.
Ma, caso eccezionale, seppur il De Paola fu condannato in appello come in primo grado per la appartenenza al clan, intervenne in suo favore, su richiesta dell’avv. Dario Vannetiello, dopo il deposito della motivazione della sentenza, la clamorosa revoca dell’ordinanza di custodia cautelare disposta dalla Corte d’Appello di Napoli .
Ora il De Paola, ristretto alla casa circondariale di Vasto in quanto sottoposto alla casa lavoro sula base di un provvedimento emesso dal magistrato di sorveglianza nel lontano 2007, già beneficiario di un permesso premio, spera nella revoca di quest’ultimo provvedimento a suo carico per raggiungere la libertà.
Nel frattempo , però, gli inquirenti hanno già formulato richiesta di applicazione della misura di prevenzione con udienza che si terrà innanzi al Tribunale di Benevento in data 17 giugno 2015.
Paola Iandolo