«Quell'ultimo caffè insieme, poi me lo hanno ammazzato»

Ascoltata la compagna di Michele Tornatore, ammazzato e poi bruciato su un'auto in una discarica.

Contrada.  

 

di Andrea Fantucchio 

«Michele è venuto a casa, abbiamo fatto il caffè, poi lui è andato via; lo vedevo nervoso, agitato, gli ho chiesto che avesse. Non rispondeva. Entrava e usciva di casa. Guardava verso la pompa di benzina. Era il 4 aprile: l'ultima volta che l'ho visto». Lo ha raccontato in aula la compagna di Michele Tornatore, ammazzato con due colpi di pistola in testa e uno al torace, prima di essere carbonizzato. Il suo corpo fu rinvenuto, in una discarica di Contrada, il 7 aprile del 2017. Con l'accusa di concorso in omicidio è finito a processo il 54enne di Montoro, Francesco Vietri (avvocati Anna Caserta e Italo Benigni), che per la Procura ha anche distrutto il cadavere. Un'ipotesi di reato, quest'ultima, che Vietri condivide con il 30enne di Fisciano, Pasquale Rainone, difeso dall'avvocato Marino Capone.

La compagna della vittima ha ricordato: «Michele era in regime di semilibertà, usciva alle 7.00 dal carcere di Avellino e andava a casa sua a Contrada. Poi scendeva a Montoro a lavorare. Nel periodo prima di morire usava una Nissan Almera grigia presa a noleggio». L'auto nella quale è stato rivenuto il corpo carbonizzato.

«L'ultima volta che l'ho visto è stata la mattina del 4 aprile. Ha detto che doveva incontrare una persona, ma non ha specificato chi. E’ andato al distributore, una prima volta, verso le 7,30 ed è tornato alle 8,30; quindi ha “posato l'auto”. Successivamente è venuto a riprendere la vettura e si è poi avviato verso l'appuntamento: erano le 9.30. Quando è tornato mi ha detto che non si era presentato nessuno. Era molto agitato».

In passato Tornatore aveva parlato più volte alla compagna di debiti da saldare.

«Una volta è venuto a casa R.R. (indagato per concorso in omicidio nella stessa indagine) che aveva un mio assegno da 1300 euro. Avevo dato a Michele un libretto con le mie firme. Conoscevo di vista quell'uomo, è venuto a casa più volte la settimana prima della morte del mio compagno». La vittima – secondo il racconto del testimone – doveva a quell'uomo 3mila euro, che gli erano stati dati prima di Natale. 

«Ho chiamato Michele per dirgli di prendere il pane. Non rispondeva a telefono. Ho contatto il proprietario della ditta dove lavorava. Mi ha detto che non ci era andato quella mattina». Secondo gli inquirenti la vittima aveva raggiunto in auto il garage di Vietri e lì era stato ammazzato. Dell'imputato ha parlato anche un fabbro, chiamato come testimone.

«Conosco Vietri da piccolo. E' soprannominato “formaggino”. Mi ha chiamato dicendogli che gli dovevo fare dei lavoretti al forno ed è venuto sulla baracca, ma non mi ha trovato. Voleva una piccola porta». Il testimone ha raccontato che – dopo la sparizione di Tornatore – era stato avvicinato da un uomo che gli aveva annunciato una convocazione dei carabinieri.

«Mi ha detto di dire tutta la verità». Il pm, Simona Rossi, ha ricordato al teste che nel verbale reso ai militari, aveva aggiunto che l'uomo che l'aveva minacciato «si riferiva all'indagine sulla sparizione di Tornatore». Circostanza non confermata in aula dal testimone.

Il comandante del nucleo investigativo di Avellino, Quintino Russo, ha ripercorso le fasi salienti dell'indagine. E ricordato come Rainone, il giorno in cui Tornatore è stato ammazzato, fosse andato due volte a casa di G.I., pregiudicato e ai domiciliari, indagato per concorso in omicidio. Il capitano ha spiegato che «La vittima, a fine anni '80, era già stata arrestata in due occasioni, una volta in compagnia di Amedeo Genovese e in un'altra con Modestino Genovesi, capi dell'omonimo clan camorristico».

Anche Vietri aveva diversi precedenti penali: il più grave una rapina a mano armata con sequestro di persona. Inoltre – anche gli altri tre indagati nell'inchiesta, che procede parallelamente al processo - «sono legati a contesti di usura ed estorsione». E non è escluso che l'omicidio sia maturato in un ambiente simile. Il penalista, Marino Capone, ha offerto una ricostruzione differente del percorso tenuto dalla Minicooper di Rainone, rispetto alla Almeira sulla quale è stato rinvenuto il corpo di Tornatore. Entrambe le auto sono state localizzate – con gps – nei pressi della discarica il giorno dell'omicidio, ma la Minicooper avrebbe seguito un tragitto differente. Questa tesi – se fosse confermata – potrebbe alleggerire la posizione di Rainone.

Il pm ha annunciato che sono stati depositati i risultati degli esami dei Ris sulle tracce di sangue rinvenute nel capannone di Vietri. Rigettata, come richiesto dall'avvocato Anna Caserta, l'acquisizione di una intercettazione fra Vietri e due persone nella quale si farebbe riferimento a dei soldi da prendere. I magistrati Luigi Buono e Giulio Argenio, affiancati dalla giuria popolare, hanno accolto l'opposizione dell'avvocato che spiegava come la prova non potesse essere acquisita in questa fase dibattimentale.