Avellino, infinite vie della coca. Una piazza per tanti gruppi

l blitz casertano conferma l'interesse dei clan per il fiorente mercato di Avellino e provincia.

Negli ultimi mesi arrestati decine di pusher a conferma della diffusione del consumo e della parcellizzazione dello spaccio sul territorio.

 

 

di Luciano Trapanese

Le vie della coca sono infinite. Partono da Napoli, Caserta, Salerno e sempre più spesso portano in Irpinia. Un intreccio sempre più complesso, con fornitori e gruppi di spaccio disseminati sul territorio. Camorra, piccoli pusher, pregiudicati e insospettabili. La solita rete. Che parte altrove, ma ha individuato in Avellino e nella sua provincia, una “piazza” fiorente. Un'altra.

L'ultima operazione dell'antimafia è stata avviata nel Casertano. L'inchiesta è stata condotta dalla Dda di Napoli, che ha coordinato il lavoro sul campo dei carabinieri. Settantasette arresti. Alcuni irpini coinvolti. Epicentro a Santa Maria Capua Vetere. E quattro gruppi operativi a dividersi le zone. Uno dei quattro ha raggiunto la provincia di Avellino: quello attivo nell'area Nolana, che ha spacciato coca e crack soprattutto nel Baianese, dove si sono riforniti anche numerosi consumatori del capoluogo.

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L'indagine ha consentito di ricostruire una trama fitta di relazioni e contatti. Gestita da personaggi di riconosciuto spessore criminale, inclini alla violenza più brutale, soprattutto per chi «non pagava». A smascherare questa costellazione di spacciatori, alcuni pentiti, lunghe indagini, migliaia di ore di intercettazioni ambientali e telefoniche oltre ai consueti pedinamenti e appostamenti. Non sono mancate le testimonianze di tossicodipendenti fermati poco dopo aver acquistato le dosi.

Solo pochi giorni fa, tra Avellino e l'immediato hinterland, gli investigatori della Mobile hanno arrestato sei persone. Tutte coinvolte – secondo l'accusa – in un esteso spaccio di sostanze stupefacenti. Anche in questo caso: cocaina e crack soprattutto, ma pure marijuana.

Ad aprile è stata sgominata un'altra banda con base operativa a Napoli, ma ramificazioni anche in Irpinia (Baianese, Atripalda e Pratola Serra), e nel Beneventano. In quel caso in manette sono finite 32 persone.

Negli ultimi mesi, tra carabinieri e polizia, sono state arrestate decine di piccoli spacciatori. Che testimoniano – se ce ne fosse bisogno -, della diffusione dello spaccio sull'intero territorio e sul rilevante numero di consumatori.

Incuriosisce la terminologia utilizzata dai pusher per ricevere “ordinazioni”. Il gruppo avellinese utilizzava parole in codice come pizza, vino, olio, cioccolata, pensierino, supposta, latte, gelato. La banda arrestata questa mattina ne utilizzava altre: aperitivo, pastiera, sfogliatella, arance, grappa barricata, festa bianca, apparecchiare la tavola, preparare il presepe, gas soporifero, bianchetto e un originale «calzare le scarpe ai bambini».

Lo spaccio di droga in Irpinia, seppure i riferimenti sembrano gli stessi, le associazioni criminali di Napoli e Caserta (con qualche deviazione salernitana), è e resta molto parcellizzato. Con molti pusher a gestire, rispettivamente, numeri non alti di assidui clienti. Un sistema che rende le indagini territoriali più complesse e soprattutto, lo spacciatore arrestato viene facilmente sostituito, senza mettere a rischio l'intero sistema.

Le ultime operazioni potrebbero però aprire squarci maggiori sulla rete avellinese e su quella che opera in provincia, consentire cioè agli investigatori di ricostruire il “percorso” della coca, e arrivare quindi, come nell'indagine casertana, ai vertici del gruppo che opera tra i trafficanti internazionali e la diffusione sul territorio degli stupefacenti.