di Andrea Fantucchio
Lividi su braccia e gambe, ciocche di capelli cadute a terra, conati di vomito e altri malesseri che i bambini non avevano mai avvertito prima. Le piccole vittime denunciano: «La suora preme spesso sul pisellino». Qualcuno aggiunge «è cattiva, se non mangio mi chiude nella stanza buia». Le loro testimonianze sono contenute nell'ordinanza di sospensione temporanea dall'insegnamento per quattro suore che gestivano un asilo di San Marcellino, in provincia di Caserta. La superiora, come vi abbiamo detto ieri, è originaria di Aquilonia. La donna è accusata di aver “coperto” in più occasioni le consorelle, anche offrendo del denaro.
I racconti dei bambini sono sconvolgenti. «La suora mi tirava i capelli e io mi sono fatta pipì addosso». Una madre ha spiegato «mia figlia non voleva più la cotoletta. Mi ha detto che fa perdere troppo tempo e se non mangiava in fretta la suora l'avrebbe messa in castigo lasciandola nella stanza al buio». Dove era già stata in punizione con un'amica.
«Mio figlio – ha descritto un altro genitore – ritornava spesso a scuola con dei lividi all'altezza dell'inguine, un po' più in basso verso la coscia, che mi davano l'impressione di veri e propri pizzicotti. Ho chiesto spiegazioni a una suora e lei mi ha risposto che era stata una giostra a dondolo a causarli».
La stessa signora ha denunciato che «da giorni mio figlio torna a casa con il culetto rosso e il pisellino arrossato piangendo per il dolore». Ha aggiunto che un compagno di classe ha spiegato come «la suora spesso preme forte sul pisellino dei bambini».
Dopo le denunce i carabinieri hanno istallato delle telecamere nascoste. Si vede una suora afferrare un bambino per un orecchio indicandogli la sedia per farlo sedere, due minuti più tardi ne schiaffeggia un altro sulla mano. Una seconda indagata prende del cibo caduto a terra e costringe un bimbo a mangiarlo. La superiora è accusata di intralcio alla giustizia. Per il gip era «senz'altro a conoscenza delle condotte vessatorie poste in essere dalle sottoposte, non solo in ragione del suo ruolo di responsabile di una piccola comunità scolastica, che lascia presumere la condivisione e la conoscenza dei “metodi” di insegnamento, ma in quanto specificamente informata dai genitori di diversi alunni che da lei andavano a protestare».