di Andrea Fantucchio
Una bomba carta contro l'auto del testimone chiave a un giorno dal processo. Il proprietario della vettura aveva denunciato uno degli imputati. La vittima questa mattina era, nonostante tutto, sul banco dei testimoni. I giudici hanno ascoltato come teste l'imprenditore Patrizio Donnarumma e non hanno ritenuto che quell'attentato potesse condizionare la deposizione.
L'episodio è avvenuto ieri sera a Quindici. Quando la Fiat Panda, parcheggiata sotto l'abitazione di Donnarumma, è stata danneggiata dall'esplosione di una bomba carta. Sull'accaduto indaga il nucleo investigativo provinciale di Avellino. Non si esclude alcuna pista: a partire proprio dall'intimidazione. Se legata al processo o meno saranno gli investigatori a chiarirlo.
L'unica certezza, come detto, è che il testimone questa mattina ha voluto ugualmente far sentire la sua versione dei fatti. E in larga parte ha confermato le accuse.
Il procedimento penale vede fra gli imputati l'ex sindaco di Pago del Vallo di Lauro, Giuseppe Corcione, e alcuni membri della sua amministrazione coinvolti in vari filoni dell'inchiesta, condotta dagli uomini dell'antimafia napoletana e della Mobile di Lauro. Un'indagine che mirava a scoperchiare una presunta capacità di condizionamento sull'amministrazione locale da parte della criminalità organizzata.
Fra gli imputati anche Luigi Vitale, ritenuto esponente di spicco del clan Cava. Gruppo criminale che per anni si è conteso il territorio del Vallo di Lauro con la cosca dei Graziano. Proprio sulla posizione di Vitale ha deposto il testimone che aveva rifornito l'imputato di materiali edili per i lavori all’abitazione di Via De Filippo a Pago e per un’altra casetta, per l'accusa abusiva, che era in costruzione in località San Pietro.
«Ho consegnato ghiaia e terra per alcuni lavori che Vitale doveva fare in montagna. Non mi ha pagato per mesi. Ha picchiato mio suocero. In un'altra occasione mi ha sbarrato la strada con l'auto in compagnia di alcuni familiari. Hanno tentato di aggredirmi perché non avevo portato loro del materiale», ha spiegato il teste.
Incalzato dalle domande del piemme Francesco Soviero e del giudice Roberto Melone, Donnarumma ha dichiarato che «lui non sapeva dei precedenti penali di Vitale né che fosse vicino alla camorra. Ma in paese così si diceva».
Una “sensazione” che avrebbe inciso anche sulla sua volontà di non opporsi inizialmente ai mancati pagamenti di Vitale.