Processo "villa bunker" dei Cava a Pago: ascoltati poliziotti

E' toccato agli investigatori essere escussi in aula.

Pago del Vallo di Lauro.  

 

di Andrea Fantucchio 

Alcuni oggetti sequestrati, fra i quali dei condizionatori, che hanno fatto molto discutere in aula. Così come la data di ispezione compiuta dagli investigatori. Non sono mancate le scintille nel processo alla figlia del boss Biagio Cava e ad altre cinque persone per danneggiammento e furto di beni della così detta villa buker, fatta costruire proprio dal leader dell'omonimo clan a Pago del Vallo di Lauro.

Questa mattina sono stati ascoltati due agenti di polizia giudiziaria, del commissariato di Lauro, che hanno condotto le indagini. Si tratta dell'addetto ai rilievi fotografici e del poliziotto che ha redatto l'informativa.

Il primo testimone, incalzato dalle domande dell'avvocato Raffaele Bizzarro affiancato dal legale Rolando Iorio, ha raccontato che il sopralluogo nella villa c'era stato «il 6 giugno. Avevamo trovato infissi distrutti, condizionatori con fili che fuoriuscivano, avevano portato via persino i servizi igienici». Per il secondo testimone, invece, c'erano stati due sopralluoghi: il primo «non in presenza del curatore e responsabile del bene».

L'ispezione era arrivata in seguito a una relazione realizzata dalla sezione Volante. Gli agenti avevano segnalato dei camion per traslochi nel cortile della villa. 

L'avvocato Bizzarro ha chiesto chiarimenti su alcuni degli oggetti poi ritrovati nei garage degli imputati. E sopratutto sull'attività di riconoscimento che era stata realizzata e aveva coinvolto il curatore della villa. La difesa ha puntato la sua attenzione, fra le altre cose, proprio sui condizionatori su quali dovrà rendere probabilmente conto proprio il curatore citato già questa mattina dal pubblico ministero Francesco Soviero. Il teste era però assente.

Fra gli oggetti requisiti dalla polizia, nel corso dei sequestri, alcuni wc, termoarredi, lavabi, lampadari, lavelli da cucina, dei forni e altri mobili.