di Andrea Fantucchio
«Qui la zona è nostra, comandiamo noi!», Prima li hanno minacciati sul treno, poi sono scesi con loro alla fermata seguendoli fino in villa comunale: gli indagati avevano tutti meno di quindici anni. Questo il racconto delle vittime, anche loro minorenni, che hanno denunciato ai carabinieri di aver subito una rapina a Baiano. Era il 4 marzo.
I quattro ragazzini, tutti del mandamento baianese, hanno spiegato di essere stati avvicinati da altri quattro coetanei sul treno della Circumvesuviana. Insulti, minacce: «Dovete obbedirci!». La baby gang li avrebbe seguiti fino nella villa comunale a Baiano. «Dateci tutto quello che avete!», li hanno minacciati, è spuntato anche un coltello. Le vittime hanno consegnato qualche spicciolo e i cellulari ai quattro minorenni napoletani che poi si sono allontanati. Ma le telecamere li hanno immortalati nei pressi della stazione del treno. E proprio da quelle immagini, dopo la denuncia, sono partite le indagini dei carabinieri della compagnia di Baiano. I
l comandante, Gianluca Candura, ha focalizzato il lavoro dei suoi uomini anche sui social network. Sono stati setacciati i profili facebook delle vittime e poi degli indagati: post compromettenti. Una vanità social che è costata cara ai ragazzini finiti nel mirino dell'Arma. Gli altri elementi investigativi, utili al riconoscimento, li hanno forniti proprio dalle telecamere della villa comunale di Baiano e quelle collocate a poco passi dalla stazione ferroviaria. Indizi che hanno spinto la Procura presso il tribunale dei minori di Napoli a chiedere e ottenere dal gip l'applicazione della misura cautelare per due quattordicenni poi associati a una comunità. Sono accusati di rapina e detenzione abusiva di armi bianche. Gli altri due indagati vista la giovane età non sono imputabili.
Il comandante provinciale dell'Arma irpina, il colonnello Massimo Cagnazzo, si è complimentato con il lavoro svolto dalla compagnia di Baiano e come sempre ha ricordato l'importanza di denunciare episodi di violenza alle forze dell'ordine. «Perché le prime sentinelle sono proprio i cittadini».
Un episodio che riporta l'attenzione sulle parole pronunciata ad Avellino dal procuratore della Repubblica di Napoli, Francesco Soviero, una vita spesa nella lotta alla mafia. Ha spiegato a Ottopagine.it come la violenza sia sempre più diffusa fra i giovanissimi che non cercano più solo il "denaro facile", ma un riconoscimento sociale. E così finiscono per emulare modelli negativi, amplificati dai media, che mitizzano la criminalità e la sua effettiva incidenza nei contesti sociali.