di Andrea Fantucchio
Un nuovo terremoto si è abbattuto sull'Alto Calore, assestando un altro veemente colpo alle già provate fondamenta della società che gestisce il servizio idrico per 125 comuni irpini e beneventani; e che da mesi è al centro di un «fuoco incrociato» fra fornitori che bussano alla porta e dipendenti che pretendono mensilità arretrate. La dirigenza guidata dal presidente Raffaello De Stefano sta facendo i «salti mortali» per «accontentare tutti» e preferisce non commentare questa nuova indagine che si riferisce alla gestione dell'ente fra il 2008 e il 2012. La finanza di Avellino ha notificato sedici inviti a dedurre che rientrano in un'inchiesta della Corte dei Conti campana sull'ente di Corso Europa.
Nel mirino della guardia di finanza, coordinata dal procuratore Michele Orichio, sono finite morosità non riscosse che all'avvio delle indagini – secondo gli investigatori – ammontavano a oltre 57 milioni di euro. Le fiamme gialle hanno «passato al setaccio» oltre ottomila fra bollette e solleciti di pagamento poi sequestrato. Un'ingente mole di documenti che sembrerebbe ricostruire una gestione disastrosa della partecipata.
Dalle indagini emergerebbe infatti la mancanza di una strutturata ed efficace attivita` di riscossione dei crediti e di recupero delle morosita`, che avrebbe agevolato l'evasione sistematica delle bollette sull'acqua a numerosi utenti. Ai quali si aggiunge una mastodontica mole di solleciti di pagamento mai recapitati ai destinatari per intervenute variazioni anagrafiche, tra le quali cambi di indirizzo, mutata ragione sociale aziendale, decesso del titolare della fornitura. L'Acs – secondo la Corte dei Conti – non avrebbe adeguatamente annotato le ragioni del mancato recapito (indicato sulle pile di buste postali restituite al mittente) non riuscendo a notificare la diffida di costituzione in mora e perseverando nell'invio delle notifiche agli indirizzi sbagliati; di fatto perdendo il diritto alla riscossione del relativo credito per intervenuta prescrizione.
Per l'accusa l'incapacità di incassare l'ingente quota di crediti vantati avrebbe anche causato un danno di finanziamento legato alla necessità dell'Ente di Corso Europa di indebitarsi con istituti di credito per far fronte alla gestione ordinaria.
L'indagine ha accertato un presunto danno erariale di oltre dodici milioni di euro a carico del direttore generale, di quattro dirigenti, sette componenti del consiglio di amministrazione e quattro componenti del collegio sindacale che si sono succeduti nel periodo 2008-2012. Un'inchiesta che si incrocia con gli altri «inviti a dedurre» già notificati dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Avellino nel maggio 2017, relativi al danno erariale che sarebbe scaturito dagli oneri sostenuti per la realizzazione di un lungometraggio cinematografico. Un'attività che, per l'accusa, sarebbe stata estranea ai compiti affidati al gestore idrico, violando i principi di trasparenza e libera concorrenza. Infatti per i magistrati il direttore generale pro-tempore avrebbe scelto direttamente, e quindi senza gara d'appalto, la società alla quale affidare la produzione del film cedendo anche i diritti radiotelevisivi. Azienda che – secondo gli inquirenti – sarebbe riconducibile a un ex dipendente aziendale. Accuse pesantissime sulle quali i diretti interessati ora potranno provare a far luce offrendo la loro versione dei fatti.