di Andrea Fantucchio
Continuano le indagini sull'omicidio di Michele Tornatore, il cinquantaquattrenne trovato carbonizzato in una Nissan Almeira parcheggiata in una discarica a Contrada il 7 aprile del 2016.
Sono iniziati gli accertamenti dei Ris sugli elementi raccolti dai carabinieri di Avellino, in un sopralluogo del 3 marzo nel capannone in uso a Francesco Vietri, già rinviato a giudizio con l'accusa di concorso in omicidio e distruzione di cadavere con l'aggravante del metodo mafioso.
Attenzione puntata, fra le altre cose, su uno straccio e un secchio sul quale potrebbero essere state ritrovate tracce di Dna che saranno poi confrontate con quelle dei due nuovi indagati, G.I. e R.G., che si aggiungono a R.R. la cui posizione non è stata archiviata.
Un sopralluogo nato in seguito alla richiesta avanzata in udienza preliminare dalla difesa di Vietri e accolta dal al pubblico ministero che coordina l'indagine, Simona Rossi. I difensori, Anna Caserta e Italo Benigni, ritenevano infatti che andassero svolti ulteriori accertamenti nel capannone poiché, secondo la tesi difensiva, dall'accusa sarebbero stati tralasciati alcuni elementi decisivi per la ricostruzione di quanto accaduto.
Si cercano ancora i mandanti dell'omicidio, sul quale aleggia lo spettro del clan Tornatore: debiti non pagati, secondo un interrogatorio raccolto dagli investigatori. Per i quali Tornatore, che il 4 aprile non aveva fatto ritorno in carcere, avrebbe noleggiato una Nissan Almeira, con gps, parcheggiata nell'area di sosta di un deposito di Montoro, utilizzato dal 54enne poi accusato di concorso in omicidio. E' lì che si sarebbe consumato il delitto.
L'antimafia napoletana ha poi ricostruito il percorso seguito dall'auto sulla quale sarebbe stato caricato il cadavere. Nel tragitto la Nissan Almeira avrebbe avuto al seguito una Minicooper con a bordo il trentenne Pasquale Rainone, difeso dall'avvocato Marino Capone, che con Vietri condivide l'accusa di aver distrutto il cadavere di Tornatore.