Truffa, usura e fatture false: 28 indagati, anche imprenditori

Nel mirino anche imprenditori di Solofra e Salerno. L'indagine condotta dal procuratore D'Onofrio

Nel mirino degli inquirenti false fatturazioni, una truffa e l'applicazione di prestiti usurai. L'indagine è riferita agli anni dal 2013 al 2015.

Solofra.  

 

di Andrea Fantucchio 

Truffa, usura ed emissioni di fatture false. La Procura di Avellino ha chiuso le indagini nei confronti di ventotto persone, fra le quali imprenditori di Solofra e Salerno. Il sostituto procuratore, Vincenzo d'Onofrio, ha indagato su diversi episodi che sarebbero avvenuti fra il 2013 e il 2015.

I dettagli dell'indagine: 

Gli inquirenti contestano una truffa di oltre 70mila euro. A farne le spese un compratore straniero: l'uomo aveva ordinato delle pelli ma era stato ingannato. I capi non erano mai arrivati.

Inoltre secondo la Procura alcuni indagati avrebbero prestato soldi con l'applicazione di tassi usurai superiori al 130% annui, fino a sei volte di più a quello applicato dalle banche.

Una delle vittime, un imprenditore solofrano, sarebbe stato costretto a versare diecimila euro: cifra con interessi relativi a un prestito contratto il mese prima di poco più di 8900 euro.

Inoltre quattro indagati avrebbero emesso diverse fatture per operazioni inesistenti. Così da consentire alle loro imprese di non pagare l'imposta sui redditi e sul valore aggiunto per un importo di oltre 15 milioni di euro.

La Procura di Avellino è riuscita a risalire anche a quelli che ritiene gli addetti a prelevare somme in denaro dai conti correnti. 

Cosa accade ora:

Le indagini sono durate tre anni e hanno permesso di ricostruire gli spostamenti bancari compiuti dalle attività nel mirano, i rapporti che legavano gli indagati. Un'inchiesta condotta dai carabinieri della stazione di Solofra, al comando di Giuseppe Friscuolo, coordinati dal comando provinciale.

Ora nei prossimi venti giorni gli indagati potranno presentare memorie difensive o richiedere di essere ascoltati dagli inquirenti. In quel caso avranno l'occasione di chiarire la propria posizione rispetto alle contestazioni formulate dall'accusa. Poi toccherà proprio a D'Onofrio decidere se richiedere il rinvio a giudizio.