di Andrea Fantucchio
«Quella droga era mia», lo ha dichiarato ieri in aula il figlio di M.P., la donna di Serino accusata di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio. Il tribunale di Avellino l'ha assolta perché «il fatto non sussiste». Il collegio giudicante, presieduto dal magistrato Luigi Buono, ha accolto quanto sostenuto dalla difesa affidata al penalista Alberico Villani.
La vicenda è nata da una perquisizione domiciliare dei carabinieri di Serino. I fatti risalgono al 2016. I militari avevano rinvenuto cinquantasette grammi di hashish nascosti in un cuscino del divano e pochi grammi di marijuana in bagno. Oltre a un bilancino di precisione. Nell'abitazione vivevano il figlio e la madre che si trovava al piano di sopra. La droga è stata rinvenuta a piano terra.
I carabinieri avevano sequestrato anche dei soldi che ipotizzavano essere il frutto dell'attività di spaccio. La difesa ha poi dimostrato che si trattava, invece, del mantenimento versato alla donna dall'ex marito. Inoltre è stata evidenziata la poca concordanza degli elementi raccolti in fase di indagine: non c'erano prove certe che potessero attribuire all'imputata il reato ipotizzato.
La donna, prima della requisitoria del pm e dell'arringa della difesa, ha voluto rendere dichiarazioni spontanee. Con voce vibrante dall'emozione ha ribadito che lei non c'entrava nulla con quella droga. E ha ricordato di averlo dichiarato dal primo giorno ai carabinieri. Erano seguiti per lei mesi di tribolazioni. Ora il tribunale le ha dato ragione disponendo l’assoluzione.