di Andrea Fantucchio
Si sono conclusi questo pomeriggio i test sulle armi affidati dal pm, Paola Galdo, all'ingegnere Alessandro Lima, nell'indagine sul ferimento del giovane rapper Federico Petrone. Colpito da un proiettile la sera del nove gennaio. Otto gli indagati: oltre al 19enne Gerardo Ciuci, poi finito ai domiciliari, altri sette ragazzi. Tutto di Contrada.
I test eseguiti al poligono di tiro di Avellino hanno dimostrato come la Glock semiautomatica, requisita dai carabinieri di Baiano, possa sparare anche proiettili di calibro inferiore a quelli previsti. Proprio come quello rinvenuto sul luogo del ferimento. Si tratta di una munizione di nove millimetri compatibile con quella che ha colpito Petrone.
Oltre alla Glock è stata sequestrata anche un'altra pistola dall'abitazione di Ciuci: si tratta di una Beretta, anche quella perfettamente funzionante come dimostrato dai test di oggi.
Ora si procederà con un nuovo sopralluogo che dovrebbe essere eseguito nei prossimi giorni. Secondo la ricostruzione di Petrone, rappresentato dal penalista Nobile Viviano, confermata anche dal fratello e da due amici presenti quella sera, Ciuci avrebbe provato a sparare al giovane una prima volta all’altezza della nuca ma l’arma si sarebbe inceppata. Mentre avrebbe fatto fuoco al secondo tentativo. Secondo il consulente della parte offesa, Carmelo Famà, il fatto che la pistola fosse caricata con proiettili di calibro inferiore, rispetto a quelli previsti, ha fatto sì che il primo colpo si inceppasse e che il secondo fosse esploso con una gittata inferiore.
L’indagato, rappresentato dai penalisti Edoardo Fiore ed Ettore Freda, ha invece dichiarato al gip, Antonio Sicuranza, che sarebbe stato soltanto uno il colpo partito nel tentativo di difendersi. Secondo questa versione la munizione è stata esplosa in modo accidentale. Al momento l’ipotesi di reato nei confronti di Ciuci resta di lesioni aggravate.
I risultati dei testi balistici, ai quali vanno aggiunti quelli raccolti dal medico legale, Elena Picciocchi, finiranno presto sulla scrivania del Procuratore. E poi gli inquirenti decideranno se procedere con altri provvedimenti giudiziari.