di Andrea Fantucchio
«Da un modello sbagliato, come quello adottato dai tecnici della Procura di Avellino, nascono conclusioni sbagliate». La frase conclusiva del professore dell'Università degli Studi di Firenze, Lorenzo Domenichini, uno dei consulenti tecnici della difesa, ascoltati questa mattina nel processo sulla strage del bus precipitato dal viadotto dell'Acqualonga quel drammatico 28 luglio 2013. Quando persero la vita quaranta persone. Quindici gli imputati accusati a vario titolo di omicidio colposo plurimo, disastro colposo,falso in atto pubblico e omissione in atti d'ufficio.
Di fronte al giudice Luigi Buono, sono comparsi alcuni docenti dell'Università degli Studi di Firenze e altri del Politecnico di Milano. I testi hanno discusso sui modelli raccolti nel corso dell'indagine: a partire dalla deformazione del veicolo, passando per la dinamica fino ad arrivare alla condizione delle barriere.
E hanno realizzato una video-ricostruzione dell'incidente mostrata in aula. Nel filmato la dinamica è stata divisa in sei fasi: discesa del mezzo dal punto di valico fino all'impatto con le barriere, il percorso del bus contro la carreggiata, lo scontro con la prima vettura, l'interazione del bus con le altre auto in sorpasso, la transazione lungo il cordolo e la caduta del mezzo dal viadotto.
I consulenti hanno evidenziato una “eccessiva semplificazione nella ricostruzione realizzata dai tecnici incaricati dalla Procura”. Pur concordando in alcuni aspetti. Come il passaggio del bus all'altezza della prima telecamera che, “sarebbe avvenuto alla velocità di 81 km orari”.
Ma, per i tecnici di parte, “sarebbe stato calcolato male l'angolo d'impatto del bus”. Nella relazione della difesa si fa riferimento a diciannove gradi con conseguente traiettoria curvilinea seguita dal mezzo. A fronte di, “un angolo decisamente più stretto che verrebbe fuori dalla relazione dei tecnici incaricati della Procura”.
Di fatto il bus, secondo la difesa, avrebbe impattato le barriere a una velocità superiore rispetto a quella indicata dalla relazione della Procura. E sarebbe stata quella la causa principale del cedimento di alcuni "new jersey" e non l'usura. I consulenti dell'accusa non avrebbero dato "l'adeguata rilevanza alle interazioni del bus con gli altri mezzi, a partire dalle auto in corsia di sorpasso”.
L'udienza si è conclusa intorno alle 14.30. Si torna in aula il prossimo 20 dicembre quando sarà discussa la seconda parte della relazione dei consulenti della difesa. Dopo la dinamica ci si focalizzerà sulle condizioni del bus e su quelle delle barriere stradali. Seguirà un fitto calendario di udienze già fissate anche per il nuovo anno. Quando si procederà al controesame dei consulenti, affidato al Procuratore capo Rosario Cantelmo. E sarà ascoltato, anche il tecnico incaricato dalla Procura, l'ingegnere Alessandro Lima. Proprio la sua relazione e le relative conclusioni saranno particolarmente rilevanti per provare a smentire quanto sostenuto oggi in aula. Dove non sono mancati, come ogni udienza, i parenti delle vittime. Anche se stavolta non si è registrata alcuna protesta.