Bruciata l'auto del sindaco di Montoro: 35enne ai domiciliari

Un disoccupato. Il suo gesto sarebbe stata la conseguenza di "alcune promesse non mantenute"

L'uomo sarebbe un "cane sciolto" non legato a piccole e grandi associazioni malavitose. I Carabinieri al momento escludono che possa trattarsi dello stesso autore del rogo alla casa di famiglia del sindaco di Montoro.

Montoro.  

 

di Andrea Fantucchio 

Si comincia a far luce sulle intimidazioni subite dal sindaco di Montoro, Mario Bianchino. Questa mattina, al comando provinciale, i carabinieri hanno svelato un importante colpo di scena nelle indagini. E' stato arrestato un 35enne di Montoro che sarebbe l'autore del rogo che ha distrutto il piccolo suv di Bianchino. Ora l'uomo è finito ai domiciliari. (Alle 14.00 su Ottochannel, canale 696 del digitale terrestre, tutte le interviste con la collega Paola Iandolo)

I fatti contestati risalgono allo scorso 20 aprile. Esattamente quindici giorni dopo un altro incendio doloso che ha interessato l'abitazione di famiglia del sindaco di Montoro.

Il movente che avrebbe spinto il 35enne disoccupato (con piccoli precedenti alle spalle) ad agire sarebbe di natura personale, legato a presunte richieste d'aiuto cadute nel vuoto. L'intimidazione non è quindi riconducibile a grandi o piccole associazioni malavitose.

Difficile pensare che possa trattarsi dello stesso autore del rogo all'appartamento del sindaco. Anche i carabinieri al momento escludono questa ipotesi. E mantengono un riserbo strettissimo sull'evoluzione delle indagini.

La cattura del 35enne ha richiesto la mobilitazione di un ingente numero di uomini: operazione descritta dal comandante provinciale, Franco Di Pietro, il comandante di Baiano, Giuseppe Ianniello, e il comandante del nucleo investigativo, Quintino Russo.

L'area del montorese si conferma "zona calda" per la criminalità, se ai Carabinieri va rivolto un doveroso plauso per le indagini sulle intimidazioni subite dal Bianchino, resta ancora irrisolto il delitto Tornatore.

Continuano le indagini anche sulle altre minacce subite dal sindaco di Monteforte, Costantino Giordano, e da alcuni membri della sua giunta. Anche in quel caso, le indagini dei carabinieri di Baiano hanno portato alla denuncia di un privato che nulla avrebbe a che fare con la malavita organizzata.

Evidenze che sembrano spegnere, almeno per il momento, un prepotente ritorno dei clan camorristici in Irpinia. Associazioni malavitose che invece continuano a dimostrarsi molto attive nel traffico di stupefacenti, è in corso in questo momento una maxi-operazione delle forze dell'ordine che mirerebbe a sbaragliare un ingente traffico di droga in Valle Ufita