Monteforte, amministrazione minacciata: ora c'è un indagato

E' stato identificato il presunto autore della lettera di minaccia con pallini di piombo.

Le motivazioni che avrebbero spinto l'uomo, un operaio edile, ad agire sarebbero di natura personale e quindi non legate al ruolo di presidente del consiglio comunale ricoperto da Vincenzo Napolitano.

Monteforte Irpino.  

 

di Andrea Fantucchio 

Questa mattina è arrivata una svolta nelle indagini legate alle minacce subite da alcuni membri dell'amministrazione comunale di Monteforte: è stato denunciato un muratore 45enne che sarebbe il presunto autore della lettera contenente pallini di piombo recapitata al consigliere Vincenzo Napolitano.

L'indagine condotta dai Carabinieri di Baiano diretti dal comandante Giuseppe Ianniello affiancati dai colleghi dell'Aliquota Operativa ha portato all'identificazione dell'operaio residente a Monteforte. Le ragioni alla base del gesto dell'uomo sarebbero di natura personale e dunque non legate al ruolo di presidente del consiglio comunale ricoperto da Napolitano.

Comincia così a farsi luce su una vicenda che ha tenuto in apprensione per settimane la comunità del comune irpino.

Ve lo ricorderete.

In poco tempo, l'amministrazione locale ha subito diverse intimidazioni. Prima è toccato al sindaco, Costantino Giordano, ricevere una lettera di minaccia recapitata nella portineria del Comune. L'assenza di telecamere nella reception ha impedito di identificare i colpevoli. Non la prima intimidazione subita da Giordano: che nel giro di nove mesi ha ricevuto tre lettere di minaccia. 

Una lettera minatoria è stata indirizzata anche al consigliere Carmine Tomeo. La cui delega, ai Lavori Pubblici, ha spinto gli inquirenti a seguire una pista legata a eventuali appalti. Pista non ancora verificata.

Dopo Giordano e Tomeo, è toccato alla consigliera Katia Renzulli, che al suo risveglio ha trovato le ruote dell'auto squarciate e un'altra lettera minatoria che la invitava, “A non ficcare il naso in faccende che non la riguardavano”.

Quindi è stata la volta di Napolitano: la sua lettera si differenzia dalle altre proprio per la presenza dei pallini di piombo.

Ancora nessuna prova che possa legare le intimidazioni allo stesso autore: le lettere recapitate a Giordano e Renzulli sono tutte scritte a macchina e con una calligrafia forse volutamente sconnessa. Sui collegamenti con le altre missive minatorie i Carabinieri mantengono un riserbo strettissimo. Non confermano, ma neppure smentiscono l'esistenza di un legame.

La svolta nelle indagini è stata comunque accolta con gioia dall'amministrazione comunale che si è sempre mantenuta fedele alla propria posizione: non cedere il fianco a nessuna intimidazione.

Comportamento che ha trovato il favore di tutta la comunità del comune irpino che si è da subito stretta intorno al sindaco e alla sua squadra di governo.