È ritornato ad accusare la sua ex compagna, Raimondo Caputo detto Titò imputato per l’omicidio della piccola Fortuna Loffredo, avvenuto nel 2014 al Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli.
Antonio e Fortuna. Forse vittime innocenti dello stesso orrore. «È stata la Fabozzi a uccidere Fortuna. Ha afferrato la gamba della bambina, graffiandola al polpaccio e sotto un occhio. Cosi tenuta l’ha lanciata nel vuoto. Proprio come aveva fatto l’anno prima con il figlio Antonio. Si è trovata in mano la scarpretta della bimba, l'ha lasciata davanti la porta dell’abitazione di Rachele Di Domenico, che l’ha fatta sparire. La mia ex convivente è stata coperta dalla mamma, Angela Angelino. L'aveva già coperta per la fine del piccolo Antonio. Signor giudice, queste due donne meritano le “torture cinesi” per quello che hanno fatto».
IL presunto orco, Raimondo Caputo, detto Titò, accusato di essere il boia e l’orco di Fortuna Loffredo - la bimba di Caivano scaraventata nel vuoto dal terrazzo dell’isolato 3 delle palazzine popolari Iacp del Parco Verde - lancia una accusa pesantissima. Lo fa sul finire dell’udienza del processo ripreso ieri presso la Quinta sezione della Corte di Assise di Napoli, presidente Alfonso Barbarano, giudice a latere Elisabetta de Tollis.
Ma Titò ha svelato un altro particolare: «Mia sorella, che abita nelle Vele di Scampia, aveva rilasciato interviste e si era fatta riprendere in un video, nel quale accusava Marianna di aver ucciso il piccolo Antonio. E allora insieme alla mia convivente ci recammo nelle Vele. Non volevamo che parlasse. Lì fummo affrontati da alcuni familiari di Fortuna, che volevano uccidere di botte la mia convivente. Solo io fui pestato sangue. Lei scappò»-