di Luciano Trapanese
Due schiaffi per tre procedimenti giudiziari. La storia forse la conoscete. Anche se ha verità contrapposte, tutte al vaglio dei giudici.
La storia (nella versione della maestra). Il dieci marzo dello scorso anno la mamma di una alunna di prima elementare ha aggredito la maestra per un voto (un sei), non ritenuto rispondente alle qualità della piccola.
L'aggressione si è verificata all'interno di una scuola elementare di Montoro e nel corso di un colloquio non programmato.
C'era stata prima una breve ma animata discussione in una classe. La maestra ha cercato di sottrarsi cercando rifugio in un'aula vicina e lì sarebbe stata inseguita e schiaffeggiata.
Per questi fatti c'è un'inchiesta in corso. L'ipotesi di reato è di aggressione a pubblico ufficiale.
La versione della madre è completamente diversa. Ad essere schiaffeggiata sarebbe stata lei. Dalla maestra, naturalmente.
Ma c'è anche un terzo procedimento giudiziario. E riguarda la dirigente scolastica. A denunciarla è stata proprio la maestra. Motivo? Il colloquio con la madre non era stato programmato, era quindi fuori dai consueti orari e turni che regolano il rapporto genitori docenti. E non c'era nessuna addetto alla sicurezza all'ingresso dell'edificio scolastico.
Su questo procedimento è stata avviata una inchiesta giudiziaria. La procura ha chiesto l'archiviazione. Dopo l'opposizione della parte offesa il giudice per le indagini preliminari ha rigettato la richiesta del sostituto procuratore. Il procedimento continua. Ipotesi di reato: abuso in atti d'ufficio.
«E' stato un momento molto difficile – racconta la maestra -. Mi sono sentita professionalmente molto colpita. E' stata messa in discussione la mia capacità di far comprendere ai genitori la valutazione del figlio».
«La cosa triste – continua -, è che oltre all'aggressione ho subito un ostracismo totale da parte dei colleghi e della dirigente scolastica. Un vero mobbing. Mi hanno voltato le spalle. Mi hanno discriminata, anche in modo plateale. Le conseguenze sono state gravi. Per me, ho avuto momenti di depressione, per il rapporto con mio marito, e anche con i figli. Ho un bimbo che ha la stessa età del figlio della donna che mi ha aggredito. Sa tutto quello che è accaduto».
La vicenda – all'epoca dei fatti – ha fatto molto rumore. E non solo in Irpinia. Su questa storia la magistratura deve ancora fare piena luce (viste le contrapposte versioni), ma il numero di insegnanti vittime di aggressioni (verbali e fisiche), da parte di genitori che sostengono fino all'estremo le ragioni dei figli, sono diventate purtroppo una costante.
Nel caso di Montoro la questione è forse ancora più delicata. Anche perché l'alunna frequentava la prima elementare. Era il voto del primo quadrimestre. Ed era un sei.
Comunque sia andata, è una vicenda sconcertante.