Non vogliono più i loro figli adottivi e hanno chiesto ai giudici la revoca del decreto. E' la storia di un fratello e una sorella di origini ucraine e due genitori di Cervinara.
I due ragazzi sono stati adottati dalla coppia quando avevano pochi anni di vita. Una gioia infinita per una famiglia che aveva trovato la serenità con quei due fratellini.
Gli anni passano e la famiglia cresce e si rafforza. Poi, improvvisamente, i rapporti cominciano a incrinarsi. I primi problemi arribvano con l'età adolescenziale dei ragazzi. Un'età problematica che però viene superata, nonostante le difficoltà.
Ma quando sembrava tutto risolto, le ostilità in famiglia sono diventate impossibili da gestire.
I ragazzi cominciano ad avere delle pretese nei confronti dei genitori. Richieste di denaro continue che portano addirittura madre e padre a denunciare il proprio figlio alle forze dell'ordine.
L'accusa per il giovane (la sorella non è implicata nella vicenda) è gravissima: estorsione. Comincia il processo penale. Un procedimento che si è concluso davanti ai giudici del tribunale di Avellino con una assoluzione piena per il ragazzo.
Corposa la memoria difensiva degli avvocati dell'imputato (Dario Vannetiello e Valeria Verrusio). I penalisti hanno messo alla luce non solo gli elementi giuridici della vicenda, ma anche l'aspetto umano della storia.
“Il giovane…risulta aver avanzato le richieste di danaro pretendendo l’assolvimento da parte dei genitori adottivi, degli obblighi di mantenimento assunti con l’adozione. Sebbene egli sia ritenuto indisciplinato, scorretto, privo di riconoscenza , ecc., dai genitori, costoro non possono liberamente recedere dagli obblighi di assistenza, cura e mantenimento assunti con l’adozione , che non è una sorta di contratto di compravendita dal quale poter recedere ad nutum allorquando il bene acquistato sia ritenuto non più soddisfacente , ma è una modalità, disciplinata dalla legge, di acquisto della qualità di genitore , da un lato, e di figlio dall’altro, con assunzione di tutti i diritti, ma anche di tutti i doveri connessi alle rispettive qualifiche…va evidenziato che la condotta non violenta, ma neppure, per quanto detto, minacciosa del giovane deve essere inscritta in un atteggiamento che il predetto ha assunto in un contesto familiare scarsamente coeso e certamente ostile, la cui dimensione rivendicativa rinviene il proprio sinallagma nell’atteggiamento “abbandonico” dei genitori che, come se fossero acquirenti di una cosa viziata, pretendono la “risoluzione” del “contratto”; pretesa, evidentemente, eccentrica nell’ambito del diritto che regola le dinamiche familiari e lo status delle persone».
Nella memoria si parla anche di un clima familiare ostile che ha portato i genitori a sporgere denuncia. «Gli atti prodotti nel giudizio civile, ed acquisiti all’udienza del 06.06.13, sono una traccia documentale dei pesanti e umilianti mortificazioni subite dal giovane. Dai documenti acquisiti, infatti, emerge un quadro familiare tutt’altro che rassicurante; basti citare l’episodio avvenuto la sera dell’11 Giugno 2012, allorquando, l’appena ventenne, si è visto mettere addirittura alla porta (dalla casa familiare) in esecuzione di un provvedimento di allontanamento richiesto proprio dai genitori adottivi. Il giovane rimasto privo di alloggio, cibo, vestiti e quant’altro necessario, solo grazie alla solidarietà del parroco Don Nicola Taddeo, trovava accoglienza in una stanza della Parrocchia di Cervinara. Per diversi giorni veniva lasciato completamente privo di vestiti e di ogni mezzo di sostentamento.
Né la situazione migliorava a seguito della revoca dell’ordinanza di allontanamento emessa dal Tribunale di Benevento per totale insussistenza dei presupposti
L’astio maturato verso il giovane da parte dei genitori adottivi, e la intenzione di “disfarsene” al più presto, risale a ben prima dell’episodio oggetto del presente procedimento penale.
Infatti, si badi, i genitori adottivi avevano già attivato le procedure per ottenere la revoca del decreto di adozione, sia di Alessio che di sua sorella Anastasia, addirittura in data 11.03.11, quindi diversi mesi prima dei fatti oggetto d’imputazione.
Tale dato temporale, non pare essere di poco conto, soprattutto se si considera che la denunzia presentata a giugno del 2011, ben potrebbe essere un ulteriore “soluzione” per ottenere l’agognato provvedimento di revoca del decreto di adozione.
Una situazione tanto delicata, merita davvero un’analisi approfondita della tempistica, delle azioni poste in essere e delle reazioni/conseguenze attese.
È certamente legittimo il sospetto che la serie di denunce per minacce e calunnia “piovute” sul giovane dopo l’attivazione del procedimento civile de quo, altro non siano che un espediente per ottenere quella “rescissione” del contratto già paventata in precedenza da Codesto Ufficio».
Fin qui la memoria difensiva degli avvocati che mette fine al procedimento penale. Ma la vicenda non si è conclusa, è ancora in corso il processo civile per la revoca del decreto di adozione di entrmabi i fratelli.
di Paola Iandolo