Sarà l’autopsia ad accertare se sia stata una meningite fulminante a causare la morte del 19enne della Nuova Guinea deceduto ieri al Moscati di Avellino. Ad eseguire l’esame autoptico nella morgue del nosocomio irpino sarà la dottoressa Piciocchi. Il giovane immigrato della Nuova Guinea, che alloggiava nel centro di accoglienza Privè di Monteforte, era già in coma al momento dell'arrivo presso il pronto soccorso. Non c'è stato nemmeno il tempo di fargli il trattamento di rito con le emo punture. E' andato subito in arresto cardiaco.
Adesso però è allarme contagio. Già da questa mattina sono scattate le attività di profilassi nel centro di accoglienza. Controllate tutte le persone che sono entrate in contatto con il 19enne. Grande sconforto e paura sono calati sulla comunità che lo ospitava e sugli abitanti di Monteforte. L'amministrazione del comune irpino e l'Asl hanno assicurato che verrà celermente realizzata la profilassi, mettendo in sicurezza i luoghi a rischio contagio.
Preoccupazioni condivise anche da Antonio Famiglietti della Cgil. «Noi poniamo con forza il problema di un maggior controllo su tutte le strutture, in particolare sulla loro capacità di accoglienza in base anche alla situazione assistenziale, dal punto di vista igienico e sanitario - afferma Famiglietti - L'adeguata assistenza equivale alla necessaria dignità da dare a queste persone. Noi non possiamo chiusi in ghetti». Famiglietti annuncia inoltre di aver inviato una nota al Prefetto di Avellino, Carlo Sessa, con cui si richiede un tavolo di discussione con le cooperative che gesticono i centri di accoglienza, l'Asl e i Piani di Zona Sociale.