Dazi Usa, colpo alla schiena di Greco, Aglianico e Taurasi: i danni sono milioni

le nuove tariffe USA mettono a rischio una delle eccellenze enogastronomiche irpine e regionali

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L’export vinicolo verso gli Stati Uniti supera i 150 milioni: ora è in bilico. A rischio migliaia di piccole aziende e un’intera filiera locale

Avellino.  

Secondo i dati contenuti nel dossier Svimez e riportati dal Mattino, le esportazioni agroalimentari dalla Campania verso gli Stati Uniti valgono complessivamente 800 milioni di euro all’anno. Di questi, una fetta rilevante è rappresentata dal vino, che insieme a mozzarella di bufala, olio extravergine e altri prodotti tipici costituisce l’eccellenza del made in Campania. Fonti di settore, tra cui l’Osservatorio Qualivita-Ismea, stimano in oltre 150 milioni di euro l’export vinicolo regionale verso il mercato statunitense.


Il peso del vino nell’economia agroalimentare campana

Il vino campano – in particolare i rossi dell’Irpinia (Taurasi, Aglianico), il Falanghina del Sannio e il Greco di Tufo – rappresenta uno dei comparti più dinamici dell’agroindustria regionale. Questi prodotti hanno trovato negli Stati Uniti un pubblico attento e fidelizzato, sensibile alla qualità e alle denominazioni d’origine. Gli USA sono il primo mercato extraeuropeo per il vino campano, che viaggia sia con esportatori strutturati sia con piccole e medie imprese radicate nel territorio.


L’impatto potenziale dei dazi sul comparto vitivinicolo

Uno scenario dazio al 20%, come quello ipotizzato dalla Svimez, potrebbe tradursi in un calo dell’export vinicolo tra il 15 e il 20%, con gravi ripercussioni sull’intero comparto. I piccoli produttori, spesso privi di strategie di diversificazione dei mercati, saranno i più penalizzati. A rischio non è solo il fatturato, ma anche la tenuta occupazionale nei territori interni – come Avellino e Benevento – dove il settore è spesso l’unico motore economico locale.


Le ricadute sull’indotto

Oltre alle aziende agricole, verrebbero colpiti anche i trasformatori, i consorzi, i distributori, i trasportatori e le enoteche, generando un effetto a catena su tutta la filiera. La perdita di competitività sui mercati americani sarebbe difficilmente recuperabile in tempi brevi, perché replicare il posizionamento ottenuto in decenni negli USA richiederebbe ingenti investimenti e nuove strategie promozionali.


L'Europa si sveglia sempre tardi

In uno scenario già reso fragile dal rallentamento dei consumi globali, la mossa protezionista della Casa Bianca rischia di vanificare anni di crescita dell’export campano, minacciando uno dei pochi settori in espansione. Il vino campano, simbolo di identità e innovazione, potrebbe pagare il prezzo più alto di questa nuova guerra commerciale.