In questo articolo il tema è l’obesità dell’adulto. Questa scelta non è legata al caso, dato che la prevalenza dell’obesità e delle sue conseguenze nefaste non accennano a diminuire al punto che il qualificativo di semplice stato si trasforma in quello di malattia vera e propria.
Le conseguenze cliniche sono ben conosciute, essendone il diabete di tipo 2 una delle cause più importanti. Inoltre il diabete ha un pesante impatto in termini di tempo consacrato alle cure da parte dei professionisti della salute, e di costi finanziari annessi.
Allo stato una persona su otto, cioè circa un miliardo di individui su scala mondiale, è considerata obesa, e questa cifra va ad aumentare nei prossimi decenni. Ben conosciuti sono i fallimenti dei regimi classici di restrizione calorica per indurre una perdita di peso nell’obeso ed una remissione almeno temporanea del diabete di tipo 2 quando quest’ultimo è associato all’obesità.
Gli approcci nutrizionali atipici o alternativi hanno degli effetti che sono spesso limitati nel breve termine. In queste condizioni, è normale comprendere l’infatuazione per la chirurgia bariatrica, e soprattutto per i nuovi farmaci basati sull’effetto incretine. I risultati spettacolari sulla riduzione del peso corporeo ottenuti con gli incretino-mimetici, come gli agonisti semplici o doppi dei recettori degli entero-ormoni (GLP-1 e GIP ad esempio), e lo sviluppo di classi terapeutiche sempre più performanti fanno pensare che siamo all’alba di una nuova era riguardo alla cura dell’obesità.
Ma questi trattamenti hanno un costo notevole. E, a nostro modesto parere, questi costi iniziali alti, potranno essere ammortizzati dalla riduzione di quelli inerenti alle cure di tipo cardiovascolare alle quali vanno inesorabilmente incontro gli obesi nel loro futuro, considerato anche il fatto che i farmaci di cui sopra hanno un effetto benefico dimostrato anche sull’apparato cardiovascolare e su quello renale, nonché, per quanto riguarda il GIP, anche sull’apparato articolare.
In ogni caso conviene sottolineare che sono necessarie misure dietetiche, raggruppate sotto il termine generale di “Healthy Eating Pattern” (profili alimentari sani) accoppiate ad un’attività di tipo aerobico, ove lo permettano le condizioni locomotorie e cardiovascolari. Il problema naturalmente si pone nel momento nel quale vengono prima o poi interrotti i trattamenti, magari per intolleranza o altro.
L'autore è Medico - Endocrinologo