Trivellazioni, Cogliano: ora un piano per lo sviluppo

Il portavoce dei No Triv di Gesualdo: facciamo seguire atti concreti agli annunci, basta ipocrisie

Gesualdo.  

Solo ieri (29 settembre) il Consiglio Regionale della Campania ha dato l'ok ai referendum per decidere sulle trivellazioni e i sondaggi petroliferi sul territorio regionale. La questione, però, è molto datata, così come Carmine Cogliano, portavoce del Comitato No Triv Gesualdo, racconta attraverso una lettera-documento inviata alle istituzioni e all'opinione pubblica.

«Il 29 settembre il Consiglio Regionale della Campania con 42 voti a favore ha dato il via libera all’approvazione della proposta referendaria che mette in discussione l’impianto dello Sblocca Italia (artt. 35 e 38) e parte del Decreto Sviluppo. Dieci Regioni (Basilicata, Marche, Molise, Puglia, Liguria, Sardegna, Abruzzo,Veneto,Calabria e Campania) si ritrovano unite sotto il comune denominatore della salvaguardia del territorio ed inviano alla ratifica della Suprema Corte di Cassazione altrettante Delibere di Consiglio tese a debellare la sciagurata volontà del Governo Centrale (Governo Renzi-PD) di accelerare sulle trivellazioni petrolifere in mare e sulla terraferma.

Bisogna partire da questo dato per ben comprendere la questione (affaire) petrolio in Italia e nello specifico in Campania. Stiamo parlando di dieci Regioni, tutte a guida centro-sinistra, tutte regioni in cui il P.D. la fa da padrone e con esso tutto l’impianto legislativo imbastito dall’attuale Presidente del Consiglio, Matteo Renzi nonchè segretario dello stesso partito. E’ facile dire siamo contrari alle trivellazioni petrolifere, più difficile è praticare questa convinzione senza cadere nella giusta trappola della ipocrisia politica.

Analizziamo i fatti: il PD di Renzi accelera sulle trivellazioni e lo fa con lo Sblocca Italia inserendo all’interno di questa legge norme che mettono in ginocchio i territori dando l’avvio “alla strategicità” di interesse nazionale verso i siti individuati per le ricerche petrolifere, dando un colpo di spugna alla concezione della tutela della proprietà privata con l’esproprio preventivo dei terreni dove ubicare le trivelle, tutto questo, ripeto, è a firma PD, lo stesso PD che in Campania ha nicchiato per più di due anni rispetto al progetto “Nusco”- “ Case Capozzi “-  “ Pietra Spaccata “ e “ Santa Croce” non considerando in alcun modo il grido di aiuto del Vallo di Diano sotto attacco dei petrolieri (Pergola1); mentre oggi assistiamo, paradosso tutto campano, al voto unanime dei consiglieri del PD a favore del Referendum,questa dicotomia dovrà essere sanata dai vertici regionali e provinciale del Patito Democratico, considerato che è in netto contrasto con l’agenda nazionale del Nazareno.

Strano modo di considerarsi ambientalisti e difensori del territorio quando il proprio Segretario nazionale nonché Presidente del Consiglio parla di “giuste trivellazioni” e di “quattro piccoli comitatini”.

In Campania diventano NO TRIV il Gruppo Consiliare Caldoro Presidente - Campania Libera – PSI – Davvero Verdi – Centro Democratico – Scelta Civica -  De Luca Presidente in Rete – Forza Italia -  Fratelli D’Italia – Movimento 5 Stelle – Partito Democratico- UDC – Unione di Centro – Gruppo Misto - tutti, dai suddetti Gruppi hanno votato a favore della proposta referendaria, perfino Caldoro (ex Presidente della regione) si è espresso con voto favorevole nonostante da Presidente non abbia mosso un dito per la causa No Triv.

Oggi questi soggetti si riscoprono “tutori del territorio” nonostante per oltre due anni gli stessi hanno praticato la tattica “dell’utile idiota” per non esporsi direttamente a scelte politiche di difficile realizzazione e per non far crollare il castello di sabbia della vicinanza di scopo ai territori.

D’ora in avanti non ci sono più alibi che tengono, o si è contro o si è a favore, ora il PD campano, in primis, deve attivarsi da subito per imbastire la giusta campagna elettorale a favore dei referendum (contro la volontà del Presidente del Consiglio) in considerazione del voto espresso il 29 settembre in Consiglio regionale. Vedremo cosa si inventeranno. I partiti politici presenti in Consiglio regionale oggi diventano per intero No Triv, di conseguenza mettere mano al PTR (Piano Territoriale Regionale) con reali piani attuativi e costruire un “vero” PEAR (Piano Energetico Ambientale Regionale) non può più essere rinviato, pena l’ulteriore screditamento politico dell’intero Parlamentino del Centro Direzionale.

Bisogna far seguire ai proclami atti concreti e tangibili, l’On. D’Amelio deve calendarizzare quanto prima all’O.d G. del Consiglio regionale:  1) Piani attuativi al PTR  2) passaggio in Consiglio del PEAR, e bisogna farlo ora perché il territorio resta comunque sotto attacco e risulta essere vulnerabile quando le norme che dovrebbero tutelarlo sono aleatorie e poco riconoscibili. L’Irpinia ed il Sannio sono avocate secondo il PTR, targato 2008, ad una destinazione agricola e paesaggistica, bene, allora si pratichi questo e lo si faccia con atti concreti e tangibili e non con formule dall’amaro sapore del “politichese”. Come oggi risulta indispensabile rivedere quel PEAR che aspetta il passaggio finale in Consiglio Regionale dal 2010 e farlo divenire “lo strumento basilare”su cui costruire un piano energetico dego di questo nome che impedisca le trivellazioni come l’eolico selvaggio.

Ora si dia il via ad un reale Piano di Sviluppo delle zone interne della Campania basato sulle peculiarità che contraddistinguono questi territori e lo si faccia subito cercando di sanare l’ipocrisia politica che ha contraddistinto, in questi ultimi anni, le scelte praticate. Campania felix ed Irpinia  terra mirabilis, da questo assunto si costruisca la reale ricchezza dell’entroterra campano e non si faccia più il doppio gioco, parlando di sviluppo sostenibile per poi avallare le scelte “distruttrici” del Governo Centrale, come dire non si tolga la polvere per metterla sotto al tappeto. Da parte nostra, comitati e movimenti, , la consapevolezza del dolce sapore della vittoria, quella vittoria che ha costretto la politica dei palazzi a votare contro se stessi.

Ci aspetta un lavoro di lunga lena ma come sempre saremo pronti a raccogliere la sfida perché prima di tutto esiste la salvaguardia del territorio senza se e senza ma. Noi siamo la terra voi siete la mano che distrugge la terra nel mezzo uomini e donne che chiedono rispetto per la vita di ognuno di noi. Buon lavoro a tutti noi/voi, nella consapevolezza che il futuro della Campania è nelle nostre/vostre mani, ogni cittadino/a ha il diritto/dovere di recarsi al voto, come è giusto che sia, per decidere cosa farne della terra in cui si vive e dei frutti che si vogliono mettere a regime per la stessa».