Gli obbiettivi della pressione arteriosa nei pazienti diabetici di tipo 2 sono sempre stati discussi: bisogna mirare ad una pressione arteriosa inferiore a 140/90 mmHg, o inferiore a 130/80 mmHg?
Bisogna adattare l’obbiettivo all’età del paziente? Ai fattori di rischio cardiovascolari associati?
Uno studio recente ha valutato l’interesse di un controllo stretto della pressione arteriosa sistolica (la massima) nei pazienti diabetici di tipo 2. Si tratta di uno studio che ha incluso in 145 centri in Cina pazienti diabetici di tipo 2 di più di 50 anni, con un rischio cardiovascolare alto ed una pressione arteriosa sistolica elevata. I pazienti sono stati divisi in 2 gruppi: un gruppo in trattamento intensivo mirante ad ottenere una pressione arteriosa sistolica inferiore a 120 mmHg, ed un gruppo in trattamento standard mirante ad ottenere una pressione arteriosa sistolica inferiore a 140 mmHg. Il criterio di giudizio principale era un criterio composto comprendente il verificarsi di un evento cardiovascolare non fatale, di un infarto del miocardio non fatale, di un trattamento o di un ricovero in ospedale per insufficienza cardiaca o di un decesso cardiovascolare. Sono stati inclusi 12.821 pazienti (6.414 nel gruppo intensivo e 6.407 nel gruppo in trattamento standard) tra febbraio 2019 e dicembre 2021. 43,3% erano donne di un’età media di 63,8 anni.
Dopo un anno la pressione arteriosa media era di 121,6 mmHg nel gruppo in trattamento intensivo e di 133,2 mmHg nel gruppo in trattamento standard. La durata media del controllo dei pazienti era di 4,2 anni. Durante questo periodo 393 eventi cardiovascolari si sono verificati nel gruppo in trattamento intensivo e 492 nel gruppo in trattamento standard.
In conclusione, l’incidenza degli eventi cardiovascolari maggiori era minore nei pazienti diabetici di tipo 2 che avevano ottenuto una pressione arteriosa sistolica inferiore a 120 mmHg.
L'autore è Medico - Endocrinologo