Violenza in carcere, Mele: "Sovrannumero e ricoveri, completo disagio sociale"

Intervista al Garante provinciale dei diritti dei detenuti dopo quanto accaduto a Bellizzi Irpino

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Avellino.  

Nuovo caso di violenza in carcere a Bellizzi Irpino. Altre ore di tensione nella casa circondariale di Avellino con agenti sequestrati e picchiati e un detenuto vittima di una missione punitiva. Nell'aggressione ha subito il taglio del lobo e una frattura a un braccio. Una situazione da tempo fuori controllo sottolineata dal garante provinciale dei detenuti, Carlo Mele. "La struttura di Avellino ha una capienza di 500 e sono in 640. - ha spiegato a OttoChannel - A questo numero si aggiungono le condizioni di alcuni pazienti che, di fatto, sono ricoverati nel carcere. È un quadro che ci fa capire cosa è diventato l'istituto penitenziario. È un raccoglitore di tutto il disagio sociale".

"Ad Avellino situazione cambiata improvvisamente"

Alla violenza si aggiunge il caso dell'evasione registrata nelle scorse settimane con i sindacati a chiedere ordine: "È un istituto di 600 persone sorvegliato di notte con 5 agenti. - ha aggiunto Mele - Non è possibile. Sicuramente serve molto più personale ed è un'attenzione generale che va posta sul tema. La domanda è una. Tutto deve finire in carcere? Questa la domanda". Ecco anche l'auspicio per il futuro ad Avellino, ma anche in altre carceri: "Ad Avellino le cose sono cambiate improvvisamente. Siamo al quarto direttore in poco di più tre, quattro anni.  Bisogna capire il carcere cosa deve essere e come deve lavorare. Se guardiamo alla Costituzione, dice che la pena deve essere rieducativa".