Olimpiadi, le atlete di alto livello e i problemi endocrino-ginecologici

Le conseguenze di una pratica sportiva di alto livello sul ciclo mestruale: i possibili problemi

olimpiadi le atlete di alto livello e i problemi endocrino ginecologici
Avellino.  

Le Olimpiadi 2024 ci stimolano a scrivere sull’argomento. Le conseguenze di una pratica sportiva di alto livello sul ciclo mestruale rappresentano spesso un problema per molte atlete. I diversi sintomi ginecologici e psicologici possono avere ripercussioni sulla salute riproduttiva, e anche sulla prova sportiva. Pertanto è certo che le sportive di alto livello, anche per questo problema, sono controllate e seguite da personale specializzato.

La pratica di alto livello determina una spesa energetica elevata che non è sempre sufficientemente compensata dagli apporti della nutrizione. Si parla allora di sindrome da deficit energetico relativo allo sport (RED-S per Relative Energy Deficiency in Sports). La spesa di energia è tale da spingere l’organismo a mettere a riposo alcune funzioni, allo scopo di privilegiare le funzioni vitali.

In endocrinologia e in ginecologia la cosa può portare ad un rallentamento del sistema riproduttivo e dei meccanismi endocrini con cicli che diventano sempre più lunghi, fino ad assenza delle regole (amenorrea) e dell’ovulazione (anovulazione).

Questi problemi riguardano il 45% delle atlete. Un’amenorrea prolungata (da 6 mesi a più anni) espone ad una fatica eccessiva e favorisce l’osteoporosi, con il rischio di fratture spontanee o da stress. Questo rischio varia secondo la disciplina ed è più alto negli sport che richiedono la magrezza come la ginnastica, il nuoto sincronizzato, il triatlon, etc. Gli studi realizzati allo stato dimostrano che nel breve termine la pratica sportiva non ha impatto sulla fertilità a condizione che non vi siano alterazioni del ciclo mestruale.

Il rischio di avere problemi riguardo alle fertilità aumenta nel caso di amenorrea prolungata dato che, dopo un lungo periodo di anovulazione, l’organismo non ha più la capacità di ritrovare dei cicli normali. Naturalmente il rischio di infertilità aumenta se l’atleta attende la fine della sua carriera sportiva per programmare una maternità. Pertanto, onde evitare che la pratica sportiva possa avere impatto sulla salute ormonale, e quindi riproduttiva, le atlete devono essere inquadrate, controllate, e seguite (e lo sono di certo ad alto livello come le Olimpiadi) da un gruppo sanitario multidisciplinare.

L'autore è Medico - Endocrinologo