"Oggi è un giorno di lutto per l'Irpinia perché in Campania, in terra di camorra lo Stato per il tramite del Ministero del made in Italy ha deciso di abbandonare una tra le province che meglio ha saputo difendersi dalle quotidiane infiltrazioni della malavita."
Sono parole forti quelle usate da Generoso Maraia promotore dell'incontro urgente ad Ariano Irpino sul dramma IIA, a cui hanno preso parte operai, sindaci ed amministratori del territorio, provincia di Avellino e forze sindacali. Una chiamata alle armi. Si va verso le barricate ormai con una imminente marcia su Roma.
"Oggi è anche un giorno di speranza e di rinascita - aggiunge Maraia - perché dopo anni di isolamento e mi riferisco al mio lavoro tra l'indifferenza totale della politica regionale e nazionale finalmente c'e' una maggiore sensibilità e consapevolezza di cosa è e cosa rappresenta Industria Italiana Autobus per l'Irpinia e l'Italia intera.
Il nostro punto di forza è la coesione tra operai, sindacati, amministratori e politici locali. Una coesione che deve tradursi in atti concreti per poter avere una parola di verità sulla cessione di un'azienda strategica per questo pubblica a un privato.
Di cosa stiamo parlando: della cessione di quasi la totalità delle quote societarie detenute oggi dallo Stato a un privato che non ha mai fatto un Autobus in vita sua.
Industria Italiana Autobus non è una semplice fabbrica e non è semplicemente l'unica fabbrica che realizza Autobus in tutta Italia, è un presidio di legalità, un esempio di lavoro dignitoso, ben pagato, sicuro e tutelato.
Tutto questo fino a ieri, perché dopo l'annuncio del Ministro Urso di procedere a vendere IIA tutte le tutele e le garanzie per continuare a incrementare la produzione vengono meno e si dissolvono in una vana speranza che il tutto non si traduca nella chiusura tra tre anni.
Lo Stato - afferma Maraia - di fatto si è lavato le mani in modo vile perché sono i due soci pubblici controllati dal Ministero ad avere le uniche responsabilità nell'accumulo di debiti e ritardi.
Il sospetto è che a fronte di uno stabilimento nuovo con più di 400 operai e oltre 1000 bus già ordinati e da realizzare qualcuno di proposito abbia ostacolato la produttività dello stabilimento in provincia di Avellino in modo da creare i presupposti per l'odierna svendita.
Tutto questo dovrà essere accertato dalla magistratura e da tutti gli altri organi di vigilanza e controllo anche comunitari perché si rischia di creare sia un danno all'erario sia contravvenire alle indicazioni della commissione europea in materia di aiuti di stato così da determinare un ostacolo concreto al raggiungimento degli obiettivi del pnrr sul rinnovo del parco autobus e sugli obiettivi di spesa pari al 40% da destinare al Sud.
Bisogna fare chiarezza su una operazione di vendita poco trasparente partendo proprio dalle modalità con cui è avvenuta, tra i silenzi del Governo che non ha risposto a numerose interrogazioni parlamentari e il ricatto finale di prendere o lasciare, di accettare la Seri di Civitillo o andare verso la liquidazione.
È l'Europa che non consentirebbe una liquidazione perché IIA rientra tra quelle aziende indispensabili a centrare gli obiettivi di transizione ecologica contenuti nel pnrr e nel green new deal.
La firma dell'esposto da inviare agli organi inquirenti è solo il primo passo di una lotta che dovrá vedere coinvolta tutta la comunità irpina, tutti i cittadini perché se hanno deciso di fare morire IIA hanno al contempo anche deciso di non investire più nella piattaforma logistica in Valle ufita che a quel punto farebbe della stazione Hirpinia l'ennesima cattedrale nel deserto, l'ennesima opera inutile in un area geografica dove le aziende non producono merci tali da giustificare nuovi investimenti nella logistica .
Il secondo passo sarà la manifestazione popolare di martedì prossimo a Grottaminarda per fare capire al Governo e a chi pensa di venire a speculare che gli irpini vendono cara la pelle perché la loro terra non è stata mai in svendita.