"... non so che dire: fabbricatevelo. Quello era così.
(I promessi sposi, cap. XXXIII).
Toni Iermano*
Da qualche settimana una piccola città del Mezzogiorno ha tolto lo smoking e indossato le vesti di Catone Uticense. Il risultato ? Quello di aver realizzato una pantomima di pessimo gusto.
Le strade, poche settimane fa inondate di folle plaudenti, si sono riempite nuovamente di moralisti della riserva, di pettegoli di giornata, di vecchi mestieranti da marciapiede. Tutti concordi. Ora serve scardinare il "Sistema di potere" dominante e corrotto e far rinascere la città a nuova vita. Tutti d'accordo. Certo. Tutti d'accordo. Quindi si resta in attesa del nuovo profeta che il "Sistema di potere" appunto dovrà partorire. Mi viene in mente il Bortolo manzoniano ma oggi sembra più il tempo di Griso. L 'iperbole del ridicolo è abbastanza piegata per continuare a fletterla.
L'amministrazione comunale travolta dalla tempesta è avviata al suo inevitabile destino. Un sindaco clown, assessori a dir poco irrilevanti, un consiglio comunale non privo di tratti di volgarità esibita e ignoranza conclamata. Siamo d'accordo. Tutto va cancellato e magari sanzionato. Bene!
E l'Alto Calore, una cassaforte elettoralistica da sempre massacrata dalla politica e dall'incompetenza? E i tanti enti di gestione che da mezzo secolo tengono in vita un blocco di potere strafottente e cialtrone? E l'affarismo imperante che ha cementificato la città e distrutto irrimediabilmente la sua identità storica e la sua rete civile? E il servilismo opportunistico di taluni 'personaggetti' dispersi negli opulenti uffici della Regione Campania? E il voto di scambio nei quartieri più degradati di Avellino, che consente da decenni la elezione al consiglio comunale di figuri analfabeti?
Citiamo a caso ma l'elenco è lungo, tanto drammaticamente lungo.
Consoliamoci con il solito De Sanctis. Nel 1860, da governatore di Avellino, sentiva "un odore di ladri, che spaventa". Gli antenati, occorre riconoscerlo, hanno saputo educare alla cura del bene pubblico figli, nipotini e parenti vari.
Gli avellinesi intanto aspettano che il modestissimo Sinedrio sulle essiccate sponde del Tagliamento - tutto questo grazie alla compiacenza e alla complicità di figurine senza carattere -, fabbrichi il suo Bortolo.
Intanto i Griso di professione scuotono gli abiti dell'appestato don Rodrigo per cercare qualche moneta d'oro o una manciata di voti.
Siamo fiduciosi. Anche Griso morì di peste.
*professore ordinario Letteratura Italiana Università di Cassino