Juary: "La storia della medaglietta consegnata a Cutolo è un'invenzione"

"Sibilia un secondo papà, nei momenti bui c'era sempre, bastava una stretta di mano"

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Avellino.  

In un'intervista a "La Stampa" Juary è tornato su alcuni episodi, spesso rimarcati, della sua avventura all'Avellino dal 1980 al 1982, come l'incontro con il capo della Nuova Camorra Organizzata, Raffaele Cutolo. "Mai visto prima e non potevo immaginare chi fosse. - ha affermato l'ex calciatore biancoverde - Il presidente Antonio Sibilia disse che era un grande tifoso e voleva conoscermi. Ci scambiai due parole, ma nulla di più: la storia della medaglietta consegnata è un'invenzione".

"Avellino fu la svolta della mia vita"

Il brasiliano ha confermato, invece, di essere stato vittima di un "inganno" per l'approdo in Irpinia, anche se nei fatti, come definito dallo stesso Juary, il trasferimento ad Avellino si rivelò la svolta della sua carriera con l'esperienza in Europa, culminata nella vittoria della Coppa dei Campioni con il Porto nel 1987. "Seppi del trasferimento ad Avellino solo su un aereo per Roma, dove mi avevano convinto a salire con l'inganno. - ha aggiunto Juary - Dopo qualche bicchiere di vino, Nicola Gravina, manager che mi seguiva fin da ragazzino, confessò. Mi disse la verità. Protestai... 'Dove ca**o è Avellino? Non ci vado'. Andammo nello studio di Sibilia dopo un viaggio in auto da Fiumicino. Ero incuriosito, inquieto, dubbioso. Invece fu la svolta della mia vita, Avellino diventò casa e il presidente un secondo papà: nei momenti bui c'era sempre, negli affari bastava una stretta di mano".

Foto: profilo Facebook Juary Jorge