Al polo giovani di Avellino, dove si è svolto l'incontro dell'azione cattolica, che ha rilanciato il dibattito sulla necessità di ritrovare il senso di comunità, il vescovo di Avellino, monsignor Arturo Aiello, come sempre lascia il segno. Il suo intervento, a conclusione del confronto con il Procuratore di Avellino, Domenico Airoma e il vescovo di Acerra, Antonio Di Donna, con la presidente dell'azione cattolica, Maria Grazia Acerra, e il coordinamento del direttore di Otto Channel e Ottopagine Pierluigi Melillo, scuote le coscienze e richiama scuola, famiglie e chiesa a svolgere un ruolo da protagonista nel confronto con i giovani.
Una città come un luna park tra musica e aperitivi
"Nei giorni del 24 e del 31 dicembre Avellino – ha argomentato il vescovo – mi è sembrata come un luna park. Certo abbiamo un sindaco che è Festa di nome e di fatto, ma non ce l'ho con lui. Mi chiedo, invece, noi dove eravamo mentre migliaia di giovani in strada erano già ubriachi alle 4 del pomeriggio. Di fronte a questa situazione non ci ho dormito, non so se hanno fatto lo stesso i genitori o gli insegnanti di questi ragazzi. Ormai è tutto un aper ma senza una chiusura".
Ma qui manca una classe dirigente all'altezza della situazione
Il vescovo ha concluso la sua riflessione denunciando anche l'assenza di una classe dirigente adeguata sul piano politico. "Questa è stata un terra di grandi statisti. Qui, una volta, si viveva di pane e politica (anche pallone aggiungiamo noi n.d.r.). Ma oggi non c'è più nulla, perché i padri di quella politica non hanno generato figli". Di qui l'invito ai giovani dell'azione cattolica di Avellino a essere protagonisti, a "sporcarsi le mani" e a diventare "artigiani della comunità".