«Ritrovare un quadro, una scultura, un candelabro, che erano andati dispersi negli anni significa restituire ad un paese come Altavilla la sua identità. E poi dare ai cittadini una dimensione diversa, un nuovo modo di identificarsi, che non ...sia quello riportato dalla stampa. Non siamo solo il paese dei furti e dei fatti di sangue, ma conserviamo un patrimonio storico culturale straordinario del quale, spesso, non conosciamo l'esistenza. Noi con la parrocchia stiamo contribuendo a divulgarlo. Senza sostituirci certo agli organi competenti, su tutti la Sovraintendenza, ma con umiltà e passione». Don Livio Iannaccone, parroco di Altavilla, è raggiante nonostante il gran caldo. Ha accettato di buon grado di raccontare, a noi di Ottopagine, la ricerca di opere d'arte appartenenti all'archivio parrocchiale ed andate disperse nel corso degli anni. Una ricerca iniziata NEL 2012, anno del suo insediamento.
Una lavoro certosino che ha portato questo giovane parroco, classe 1967, dal deposito della parrocchia alle cantine dei privati, passando per viaggi fuori provincia, nel tentativo di ritrovare tasselli indispensabili a ricomporre il patrimonio storico-culturale altavillese. Una passione, quella per l'arte e la cultura in genere, che gli vengono fuori dall'esperienza adolescenziale .
«I Crescitelli – racconta don Livio – la famiglia di mia madre, erano imparentati con San Alberico che fu missionario altavillese in Cina e rimase ucciso durante la sua missione liturgica. Ho sempre subito il fascino di questo grande santo altavillese che fu un innovatore per la sua epoca: si spinse in una terra che nessuno conosceva e lì rimase fino alla morte nonostante le minacce delle frange nazionaliste cinesi. Inoltre, il ramo dei Crescitelli dai quali discende mia madre, sono una famosa famiglia di ebanisti ed artigiani. Achille Crescitelli, il nonno di mia nonna, ha intagliato il confessionale che dopo vi mostrerò, un'opera che risale a secoli fa. Credo che questo amore per l'arte e la cultura sia nato così».
Una ricerca, quella di Don Livio, che l'ha portato a ritrovare decine di manufatti artistici, fra i quali spicca un quadro che rappresenta San Nicola e che sarebbe da attribuire al famosissimo pittore serinese Francesco Solimena. Lo stato dell'opera, ora tornata a vivere ed esposta all'interno della Chiesa S.M. Assunta in Cielo, era davvero pietoso. Con la tela trattata alla stregua di carta straccia o panni sporchi.
«Spesso – ci spiega don Livio – sopratutto le tele antiche, per incuria o ignoranza o mancanza di disponibilità di spazio e di denaro da parte di chi le custodisce, sono tenute davvero senza i minimi accorgimenti. Quando le ritroviamo non possiamo effettuare nessuna forma di restauro, quello spetta alla Sovraintendenza, ci limitiamo così a compiere interventi puramente conservativi assicurandoci che le opere che non rischino di rovinarsi ulteriormente».
Il ritrovamento e la sistemazione in archivio dei manufatti artistici è solo il primo passo del progetto di Don Livio che spera di realizzare delle esposizioni permanenti aperte al pubblico. Come già accade con alcune opere visibili all'interno della Chiesa S.M. Assunta in Cielo. Così che in tanti possano fruire di questo patrimonio riscoprendo la storia di Altavilla, senza dimenticare l'incremento del turismo artistico-religioso che mostre simili potrebbero contribuire ad incentivare. Convincendo magari i ragazzi altavillesi a vedere qui il proprio futuro. Don Livio è molto sensibile alle tematiche che riguardano la gioventù ed è fermamente convinto che sia possibile avvicinare i ragazzi alla fede purché si sia disposti ad ascoltarli e capirli.
«Quest'epoca – spiega – chiede anche a noi, custodi della parola di Dio, di comprendere come sono cambiati i canali di comunicazione. Penso al mondo dei social networks, che oggi permettono di raggiungere centinaia di persone in pochi secondi. La Chiesa non deve, a mio avviso, chiudersi di fronte a queste innovazioni. A non essere dispersi devono essere i principi cardine di umanità e fratellanza, la tecnologia è solo un mezzo».
Quando accediamo in Chiesa dinanzi ai nostri occhi si rivela uno scenario straordinario. La struttura imponente, con la volta fregiata di ricami color oro e le ampie navate, ospita quadri stupendi e arredi finemente decorati. Dai candelabri, passando per il confessionale, fino ad arrivare al resto del mobilio e alle statue. La ricerca di Don Livio e la storia di Altavilla vivono dinanzi ai nostri occhi.
In parroco ci spiega anche come sia andato smarrito il vecchio organo della Chiesa. Dopo il terremoto, i pezzi dello strumento musicale, dispersi fra le macerie, furono trafugati dalle ditte che si occuparono del restauro.
«Un tempo – conclude Don Livio mentre torniamo nel suo studio - Altavilla, grazie anche alle sue miniere, rappresentava un polo economico rilevante che riuniva fino a diecimila persone. Oggi, qui, ne abitano meno della metà. Lo spopolamento non si deve sono alla chiusura delle miniere, successiva al sisma dell '80, ma anche alla perdita dell'identità che ha portato tanti nostri giovani ad andar via per sbancare il lunario. Qui poche sono le opportunità per affermarsi e per troppo tempo ha regnato una mentalità disfattista di gelosia e chiusura verso i paesi confinanti. Questo nuoce al bene del paese che ha bisogno di aprirsi all'esterno. Ha bisogno di conoscere e poi farsi conoscere. Solo così si può immaginare un futuro differente, soprattutto per i nostri ragazzi».
Amen.
(La foto di copertina è gentilmente concessa da Pellegrino Tarantino)
Andrea Fantucchio