Contrada, centro migranti nel mirino del sindaco: "Così non si fa integrazione"

Dopo l'incidente in bici ancora grave il tunisino di 21 anni, scoppia la polemica in paese

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De Santis pronto a dimettersi contesta le modalità di allocazione dei rifugiati: "non siamo stati coinvolti"

Contrada.  

Versa ancora in gravissime condizioni Khelifa, il giovane tunisino di 21 anni, immigrato, ospite del centro di accoglienza di Contrada, nell'avellinese, che ieri mattina ha perso il controllo della bicicletta mentre scendeva in paese e si è schiantato contro un albero in via Serre. 
La strada conduce all'agriturismo Ricciardelli, una struttura ricettiva recentemente riconvertita per l'emergenza migranti, situata a tre chilometri circa  dal centro del comune irpino, dove da un mese sono ospitati 68 stranieri, tutti giovanissimi tra i 19 e i 25 anni, scappati da terrorismo, guerre e repressione che lacerano i loro paesi di origine. 
Via Serre è una strada impervia e ripida, scarsamente illuminata, in più tratti interessata da avvallamenti e buche, una strada già nota per la sua pericolosità e purtroppo già teatro di altre tragedie. In questo stesso punto nell'agosto del 1998 un bimbo di 12 anni  finì contro il palo della luce con la bicicletta, e morì sul colpo. 
A ricordare quell'evento tragico è stato proprio il sindaco di Contrada Pasquale De Santis che si è detto sconcertato da come è stata gestita l'allocazione dei rifugiati nel suo comune, contesta alla Prefettura di non essere stato coinvolto nel processo ed è pronto a dimettersi per protesta.
“Avevo segnalato alla Prefettura che non vi erano le condizioni per una perfetta integrazione di questi migranti poiché la struttura si trova in una località troppo lontana dai servizi, è mal collegata dai mezzi pubblici, e ora che è successo questo incidente io che sono responsabile dell'incolumità dei cittadini mi sento impotente. Il mio ruolo svilito: per questo ho detto che sono pronto a consegnare la fascia”.
Il sindaco ha convocato la stampa per chiarire che la sua protesta “non è dettata da intolleranza o razzismo” e sottolinea che la struttura in questione, stando al verbale dei vigili del fuoco e della polizia municipale, non sarebbe idonea ad ospitare più di 25 persone”. 
Al fianco del primo cittadino anche il comitato di Via Serre che si oppone alla presenza del centro migranti in quella zona. 
“Qui abbiamo sempre vissuto in tranquillità, con le porte aperte anche di notte e conosciamo la strada che può essere pericolosa – dice Enrico Falardo presidente del comitato – Ci preoccupiamo per l'incolumità di tutti, anche degli stranieri che non conoscono la zona. Pensiamo che quel posto non sia idoneo per un centro di accoglienza”.
Il 21 enne tunisino ora è in coma ricoverato all'ospedale Moscati, al suo fianco il fratello maggiore di 24 anni con cui ha attraversato il mediterraneo nella speranza di trovare in Italia una vita migliore. La Procura  ha aperto un'indagine sulle cause dell'incidente, la bicicletta su cui viaggiava è stata sequestrata. Stando a quanto ha dichiarato il titolare della struttura ricettiva, “Le bici non appartengono all'albergo ma sono state donate ai ragazzi che sono liberi di entrare e uscire dal centro quando vogliono – precisa Paolo Ricciardelli – questo non è mica un carcere. Noi siamo tenuti solo a comunicare alla prefettura quando non rientrano”. 
E sulla capienza della struttura Ricciardelli aggiunge: “Abbiamo già avviato le pratiche per l'adeguamento, presentato la Scia e stiamo facendo i lavori, la Prefettura ci ha dato il via libera riconoscendo che siamo  perfettamente in regola”.