Embrioni di sintesi: così si sviluppano senza bisogno di fecondazione

Con queste ricerche noi abbiamo l’opportunità incredibile di scoprire da dove veniamo.

embrioni di sintesi cosi si sviluppano senza bisogno di fecondazione
Avellino.  

L’articolo può creare imbarazzo dato che il soggetto in questione può scontrarsi con giudizi di tipo etico e/o religioso. Naturalmente bisogna confrontarsi rispettosamente con questi giudizi a patto che siano giudizi e non pregiudizi, come sovente capita. La scienza deve comunque fare il suo corso che piaccia o meno. Veniamo all’argomento. Immaginiamo: nell’intimo di un laboratorio, un mucchio di cellule è a bagno in uno strano liquido. Si tratta di cellule prelevate dalla pelle di un mammifero, niente di straordinario. Ma ecco che appare del sangue e un battito cardiaco. La somiglianza con un vero embrione è stupefacente, salvo che la sua realizzazione non ha necessitato né di sperma né di ovulo. In questi ultimi anni le ricerche su ciò che viene definito “embrioni di sintesi” sono andate avanti.

Nella primavera dell’anno in corso molti gruppi hanno annunciato dei progressi spettacolari riguardo allo sviluppo di embrioidi che mirano a riprodurre la funzione e lo sviluppo di embrioni umani che non hanno bisogno di fecondazione. I gruppi di Magdalena Zernica-Goets, dell’università di Cambridge (Regno Unito), di Jacob Hanna, dell’Institut Weizman (Israele), e di Tianqing Li, dell’università di Kunming (Cina), hanno pubblicato dei risultati. Jacob Hanna spiega di aver coltivato un “modello di embrione” a partire da cellule staminali embrionali umane, fino ad uno stadio equivalente a quattordici giorni dopo la fecondazione. Nei tre casi, gli scienziati hanno lasciato le loro strutture embrionali auto-assemblarsi a partire da cellule staminali, delle quali alcune erano state convertite in cellule simili a quelle della placenta. Essendo sprovviste di tessuto che possa permettere l’attaccamento all’utero, queste strutture non sarebbero comunque diventate feti veri e propri. Nel passato, alcuni modelli parziali di topolini sono andati avanti fino a formare un abbozzo di cuore e di cervello sia pure imperfetto. Restano in piedi dei problemi.

Le affermazioni di questi studi, dei quali nessuno è stato ancora oggetto di esame da parte di un comitato di lettura, devono essere validate da pubblicazioni degne di questo nome. La posta è enorme: la creazione di un embrioide umano marcherebbe una novità scientifica enorme. Si tratta di una sfida. Per Jacob Hanna l’obbiettivo resta di creare un modello di embrione umano che possa progredire in maniera dinamica attraverso le differenti tappe di sviluppo. Poco importa il numero di giorni della cultura.

L’embrione non deve semplicemente esistere, esso deve avanzare conservando la sua architettura raffinata, al fine di trasformarsi ogni giorno che passa. Il risultato non è scontato. Jacob Hanna anticipa la creazione di modelli di embrioni umani parziali che arriverebbero ad uno stadio di sviluppo equivalente ai quaranta giorni dopo la fecondazione. Di fronte all’interessamento mediatico, raro nel campo della ricerca fondamentale, alcuni osservatori temono gli effetti di una riflessione etica che si annuncia complessa. Questi lavori rappresentano comunque un interesse considerevole per comprendere meglio i primi giorni di un embrione, periodo molto misterioso. Con queste ricerche noi abbiamo l’opportunità incredibile di scoprire da dove veniamo. Nell’Accademia delle scienze di Vienna sono stati sviluppati dei blastoidi, che riproducono lo stadio che precede l’impianto nell’utero materno. Questi ultimi sono capaci di attaccarsi in vitro a delle cellule dell’utero, mimando in questo modo il processo di impianto, e di svilupparsi fino al tredicesimo giorno, ma disorganizzandosi progressivamente in seguito. I progressi in materia di salute pubblica potrebbero essere enormi, notoriamente per meglio comprendere e trattare le interruzioni precoci e inesplicabili di gravidanza, la riduzione della fertilità, lo sviluppo delle malattie genetiche, ed anche la contraccezione.

Tutto ciò si svilupperà nei prossimi quindici anni, in modo da facilitare la cultura di embrioni originati dalla fecondazione in vitro. I ricercatori immaginano ugualmente che questi modelli potranno permettere lo sviluppo di mezzi di contraccezione non ormonali, onde evitare i fenomeni collaterali legati all’impiego della pillola. Magdalena Zernicka-Goets spera di poter utilizzare le sue ricerche per la medicina rigeneratrice e per la tossicologia. Si sa che alcuni comportamenti durante la gravidanza (regime alimentare, stress, etc.) provocano la comparsa più tardi, nel novo essere umano, di patologie croniche.

Si potrebbe eventualmente fare prevenzione per favorire lo sviluppo del feto. Gli embrioidi non mancheranno di provocare pesanti problemi etici. Quando si impiega la dizione “embrioni di sintesi”, delle controversie sono pronte ad emergere. Questa espressione è giudicata impropria da numerosi ricercatori per il fatto che queste strutture sono incapaci di svilupparsi. Esse non sono neanche sintetiche nel senso stretto del termine, dato che emergono da cellule. Fino al giorno d’oggi i dibattiti si son concentrati sugli embrioni naturali, riguardo notoriamente alla durata limite del loro sviluppo al di fuori dell’utero. La Società internazionale di ricerca sulle cellule staminali preconizzava quattordici giorni al massimo come limite della messa in cultura di embrioni umani, ma nelle raccomandazioni pubblicate nel maggio 2021, essa invita le legislazioni locali a discutere e prendersi carico, attraverso i comitati etici, della durata della cultura in vitro. Di fronte ai recenti progressi, la comunità scientifica si è di nuovo riunita. Le prime regole preconizzano un regolamento severo della ricerca e il divieto di trasferire questi modelli umani negli uteri, che siano umani o animali. Tutto questo allo scopo di evitare la creazione di umanoidi fabbricati il laboratorio? Allo stato non si è mai riusciti a far sviluppare un embrioide nell’utero di un topolino o di una scimmia. In effetti delle gestazioni sono partite in queste due specie, ma esse si sono interrotte alcuni giorni dopo l’impianto. Magdalena Zernicka dichiara: “Noi non ci auguriamo di creare la vita in questo modo, ma semplicemente di osservarla durante le sue prime ore”.

L'autore è Medico - Endocrinologo