«Ci sono diciotto accessi che non possono essere controllati contemporaneamente, così in tanti si infiltrano nell’oasi in modo illecito e rovinano l’ambiente in mille modi: dal taglio illegale degli alberi, fino a arrivare allo sversamento dei rifiuti sulle coste. Gli incivili si spingono con le auto fino in riva al lago. Se a questo aggiungi tutti i rifiuti gettati nell’Ofanto e trasportati qui dalla corrente del fiume, capisci perché la situazione è critica». A lanciare l’allarme è Marcello Giannotti, direttore dell’ Oasi WWF di Conza.
Quando arriviamo ci accoglie una lama d’acqua cristallina, fra le anse del lago il sole s’infrange in mille sfumature regalando giochi di luce unici che esaltano le già straordinarie bellezze dell’oasi. Nel 1999, quest’area era ancora una discarica a cielo aperto, un deserto con prospettive di futuro inesistenti. Ma, grazie a un oculato lavoro di riconversione e al supporto di volontari e della gestione del WWF, Conza è riuscita negli anni ad attestarsi come patrimonio naturalistico di importanza mondiale.
800 ettari che includono al proprio interno una flora varia e caratteristica: passeggiando ammiriamo i salici bianchi e gli ontani, una cornice verde straordinaria che ci regala anche una meravigliosa veduta della rupe di Cairano. Un dente di verde sulla quale è arroccato il paese scelto come scenario della serata conclusiva dello Sponz Fest di Capossela. Spettacolo che ha meravigliosamente esaltato la bellezza dell’Alta Irpinia, scrigno di natura di cui Conza è una delle gemme più splendenti. Basti pensare che negli ultimi tre anni l’Oasi ha portato qui più di cinquemila visitatori provenienti da ogni dove, assicurando al territorio un indotto da 60.000 euro.
«Indotto che – spiega Marcello – potrebbe andare in fumo se non riusciamo a garantire la sicurezza di questa zona e del suo habitat. Il lavoro di ricerca e tutela degli animali, svolto in questi anni, potrebbe rivelarsi vano. Non bastano, purtroppo, le giornate ecologiche che organizziamo ogni mese coinvolgendo volontari da ogni dove. Serve vicinanza delle istituzioni e del territorio attraverso il coinvolgimento di associazioni e privati».
Sono più di 120 le specie di volatili visibili, una cifra che ha permesso al sito di attestarsi,nel 2012 come miglior realtà italiana per realizzare il Birdwatching (osservazione e fotografie degli uccelli). Noi abbiamo la fortuna di ammirare le eleganti cicogne e i maestosi aironi. Dalle lontre, simbolo dell’Oasi, passando per i tassi, le faine, le volpi, fino ad arrivare agli insetti e agli anfibi, il sito offre una biodiversità variegata e eccezionale.Dopo aver attraversato un boschetto spuntiamo sull’altra sponda del fiume. Lì ci accoglie la triste sorpresa: cataste di rifiuti ammassati sulla spiaggia. L'ennesimo ostello di degrado inaccettabile.
«Di prima mattina – ci spiega Filomena, dello staff dell’Oasi – arrivano con le barche per la pesca. Alcuni ignorano le normative vigenti e non riusciamo a farli allontanare discutendo con loro. Spesso si tratta di pescatori isolati mentre altro discorso è quello che riguarda ad esempio la pesca autorizzata, con il belly boat, considerato un mezzo ecosostenibile. In quel caso la pesca non è nociva anche perché le specie ittiche vengono rigettate nell'acqua, ovviamente vive. Spesso questi pescatori sportivi ci aiutano anche a sorvegliare l'area in questione e gli animali che la abitano. Altro dramma per la natura dell'oasi è quello rappresentato dal taglio illegale degli alberi. Avere un controllo complessivo, con questi volontari a disposizione, è purtroppo un’impresa proibitiva. Abbiamo bisogno di aiuto. E al più presto».
Andrea Fantucchio