Un prediabete è definito da un aumento del tasso della glicemia inferiore alle soglie diagnostiche di diabete conclamato, ma associata ad un rischio più alto di sviluppare un diabete.
L’intolleranza al glucosio (glicemia a due ore dal carico tra 1,40 e 1,99 g/l), e la glicemia a digiuno tra 1,10 e 1,25 g/l sono, secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS), i criteri che definiscono un prediabete. Il prediabetico presenta un rischio di sviluppare un diabete franco con un indice di progressione, nei successivi cinque anni, del 50%. I prediabetici inoltre hanno un rischio elevato di malattie renali croniche, di malattia cardiovascolare, e quindi di mortalità precoce.
Lo studio ha interessato, in varie comunità europee, adulti dai 20 ai 79 anni, ed è consistito nel calcolare la prevalenza dell’intolleranza al glucosio e dell’iperglicemia a digiuno dal 2021 in proiezione fino al 2045. Si è trattato di paesi piuttosto omogenei per reddito e etnia. La prevalenza globale dell’intolleranza al glucosio nel 2021 era del 9,1% con previsione di un aumento al 10% nel 2045. La prevalenza globale dell’iperglicemia a digiuno nel 2021 era del 5,8%, con previsione di un aumento fino al 6,5% nel 2045.
Nel 2021 la prevalenza dell’iperglicemia a digiuno e dell’intolleranza al glucosio era più alta nei paesi ad alto reddito. Essa aumentava con l’età ed era simile nei due sessi. Si prevede che nel 2045 l’aumento relativo dei casi di prediabete avverrà nei paesi a basso reddito. In conclusione, la prevalenza mondiale del prediabete è in aumento ed è importante. Sarà necessario incrementare la sorveglianza del prediabete per mettere in essere, in modo efficace, una politica di prevenzione e di intervento.
L'autore è Medico - Endocrinologo