I segretari provinciali di Fim, Fiom, Uilm e Uglm si sono incontrati con la Rsu della industria italiana autobus per un esame della situazione aziendale durante la quale sono emerse tutte le difficoltà e le contraddizioni di una situazione che è arrivata al collasso.
Siamo di fronte ad un ennesimo flop
"Il gruppo dirigente della società - si legge nella nota delle forze sindacali - aveva annunciato l'ennesimo rilancio della produzione per l'inizio di quest'anno, ma oggi nonostante le commesse in portafoglio, mancano le risorse finanziarie per l'approvvigionamento delle materie prime.
Si registra pertanto un fallimento totale del gruppo dirigente che senza un sostanziale cambio di passo porterà alla chiusura dello stabilimento distruggendo il lavoro fatto negli ultimi anni.
L'appello
Chiediamo a gran voce di rilanciare con serietà un progetto industriale strategico per l'Italia e l'Irpinia sollecitando i soci a presentare un piano concreto teso a superare le difficoltà e a far ripartire la produzione."
Il sindacato unitariamente rilancia a gran forza l'idea di un soggetto industriale che deve rimanere in mano pubblica con un nuovo gruppo dirigente capace di realizzare l'ambizioso progetto condiviso fino ad ora.
Lunedì 6 febbraio si terrà un'assemblea dei lavoratori per condividere una serie di iniziative, manifestazione presso la prefettura di Avellino, incontro con i rappresentanti istituzionali e politici, incontro ministeriale a sostegno di una vertenza che merita di essere rilanciata per evitare un ulteriore dramma occupazionale.
I sindaci non restano in silenzio
Che cosa sta succedendo a Flumeri se lo sono chiesti già nei giorni scorsi i sindaci del territorio, che attraverso il primo cittadino di Grottaminarda Marcantonio Spera hanno sollecitato un incontro pubblico urgente preoccupati del silenzio assordante sulla questione.
E' di oggi questa nota urgente di Resistenza Operaia
"Gira in fabbrica (IIA di Flumeri) e in rete un volantino firmato "Resistenza Operaia", noi intendiamo dissociarci pubblicamente da quel volantino per diversi motivi:
1) Non ci appartiene quel tipo di scrittura
2) Non ci appartiene quell'atto di accusa tra operai (le Rsu sono operai votati da operai)
3) Non ci appartiene questo modo di lottare puntando il dito senza prendersi la responsabilità di affrontare, senza maschere, il problema.
Cogliamo l'occasione per dire la nostra su quanto conosciamo della fabbrica di Valle Ufita, partendo dall' assunto che il citato volantino seppur senza gran coraggio e in modi certamente non utili ad una ripresa della lotta e della resistenza, deve servire a guardare la luna e non il dito che la indica!
La situazione alla IIA è in una fase pericolosa e non sappiamo quale futuro potrà essere garantito (ricordiamo gli interventi pubblici recenti sia del segretario della Cgil sia della Fismic).
Sembra che i debiti accumulati non permettano approvvigionamenti di materiali per soddisfare le commesse appaltate.
Si dice che Invitalia sia sul punto di abbandonare la società (questa non è una novità, si è sempre saputo) e non si sa chi sarà e se subentrerà un altro socio).
Si lavora (?) come se la fabbrica stesse per chiudere a dispetto delle assunzioni fatte in questi anni.
Secondo noi ci sono diversi livelli di responsabilità, in primis certamente c'è una responsabilità politica dato che la fabbrica, con l'ingresso di Invitalia e Leonardo, è diventata a capitale anche pubblico (cioè di tutti i contribuenti italiani).
La politica locale è responsabile del silenzio che ha fatto calare su questa vicenda, la politica nazionale del vecchio governo è responsabile di aver fatto solo proclami di rosei traguardi quando i debiti accumulati dicevano il contrario.
La politica del nuovo Governo si sta dimostrando lontana anni luce dagli interessi e dai problemi operai. Infine esiste la responsabilità degli operai che non escono allo scoperto denunciando questa gravissima situazione pubblicamente (giornali tv ecc) senza bisogno di nascondersi dietro sigle di vario genere.
Noi pensiamo che è urgente uscire da questo stallo, ma per farlo c'è bisogno di un'unione forte e compatta tra territorio, operai, sindacati e politica per far sentire fino a Roma la voce di Valle Ufita e provare a cambiare la rotta ad un destino già scritto."