La giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo, ad Avellino, è iniziata con una protesta davanti alla sede dell'ASL. Al fianco dell'associazione InAu, diverse famiglie hanno voluto esprimere il proprio senso di frustrazione e insoddisfazione sia per quanto riguarda l'assistenza garantita ai propri figli, sia per quanto riguarda la qualità delle prestazioni offerte, sia per la lungimiranza programmatica.
In prima linea il presidente dell'associazione InAu, Carlo Pecora: “La situazione ad Avellino e in provincia stenta a svoltare, a mio parere, perché non c'è la volontà da parte della manager dell'ASL locale, Mario Morgante, di voler cambiare. La Morgante crede che dopo aver appaltato il bando per l'autismo il problema sia stato risolto. Invece, con gli over 13 abbiamo grosse problematiche con cui fare i conti, sono totalmente abbandonati così come lo è mio figlio da ormai 5 anni: se questo significa fare assistenza ai ragazzi autistici, non vedo come possiamo continuare ad andare avanti. Le problematiche, poi, si ripercuotono anche sui più piccoli perché, attualmente, l'assistenza è carente, scarsa. Chiediamo di riprendere il tavolo tecnico, di sederci per tornare a parlare di tutto quello che è stato fatto e migliorarlo. Non vogliamo che venga smontato e buttato via tutto, ma dobbiamo migliorare, non peggiorare come abbiamo fatto negli ultimi anni”.
Un appello accorato, a prescindere dal futuro del direttore generale dell'ASL Avellino: “Chiediamo alla dottoressa Morgante di cominciare a porre delle basi per il futuro. Che alla fine del suo mandato vada via o resti poco importa perché tanto chi verrà seguirà, comunque, le linee guida della Regione Campania, che sono state dettate dall'ASL Avellino. Il dottor Pietro Bianco ha detto che ciò che loro hanno fatto è un punto di riferimento anche in Regione Campania, che è un vanto. Voglio, però, a tal proposito, ricordare che dinanzi alla sede della Regione Campania, in seguito all'approvazione della delibera 131, totalmente inadeguata e prodotta proprio da questa ASL, sono state già fatte due manifestazioni che hanno coinvolto 4000 persone, tra famiglie e associazioni: sono andate lì per protestare. Quindi, non vantiamoci delle cose sbagliate che sono state fatte. Anzi, cerchiamo di migliorare e tornare in Regione. Ad Avellino, con l'assistenza, siamo partiti per primi e ora siamo ultimi. Le altre province provvedono a sviluppare dei PTRI, dei piani terapeutici tarati sulle condizioni del singolo soggetto autistico. Qui, invece, gli over 13 vengono abbandonati e gli over 18 non si sa neppure che fine fanno. Se non incominciamo dai più piccoli, per arrivare agli over 13 e 18, come vogliamo mettere un paletto per quel che riguarda il dopo di noi. Dopo di noi, che fine faranno i nostri figli?”
Capitolo Centro Autismo e terapia ABA, sulla cui assoluta importanza nell'approccio ai soggetti autistici si è espresso, non più tardi dello scorso 23 marzo, anche il Consiglio di Stato: “I Centri per l'autismo, come quello di Valle, non sono per tutti. Se calcoliamo che in provincia di Avellino abbiamo circa 400 autistici, da distribuire tra i 10, 15 posti a Sant'Angelo dei Lombardi e i potenziali 20, 30 posti a Valle... il rimanenti, dove dovrebbero andare? Perché non cominciamo a concentrarci, piuttosto, sul garantire le terapie ABA, cognitivo-comportamentali? L'ABA è adatta a qualsiasi fascia di età. Se vogliamo garantire un percorso ABA dai 2 ai 13 anni anche per ambire a conquistare un funzionamento diverso da quello iniziale, ai nostri ragazzi, che senso ha, poi, pensare di chiuderli in un centro anziché inserirli nella società?”
Ma di autismo si ammalano anche le famiglie, senza distinzioni tra normodotati e disabili. E fanno riflettere le parole di una delle tante mamme presenti questa mattina in via degli Imbimbo: “Siamo qui per chiedere che ragazzi come mio figlio, che ha sta per superare la soglia dei 12 anni, non vengano abbandonati a sé stessi. Mi rendo conto di tutte le problematiche che può avere una istituzione come l'ASL, al pari di quelle che dobbiamo affrontare noi, come famiglie. Non voglio fare la guerra a nessuno, semplicemente che ci vengano incontro. Non vogliamo stressare l'ASL, ma chiediamo supporto e che ci diano la possibilità di avere un appoggio per continuare a lavorare. Per esempio, a prescindere dalle terapie, se non ci sostengono mettendoci a disposizione almeno una struttura, che non serva a lasciare lì parcheggiati i nostri ragazzi, ma per fargli svolgere delle attività, stimolanti, diventa complicato. Dietro a un bambino autistico ci sono famiglie che hanno anche bambini normodotati. Dobbiamo avere la possibilità di avere una serenità sufficiente per andare avanti e affrontare le dinamiche di una vita normale a cui abbiamo diritto come tutti”.