Commovente celebrazione di inizio del ministero pastorale del vicario apostolico Massimiliano Palinuro nella cattedrale di Istanbul, dopo l'ordinazione episcopale avvenuta ad Ariano Irpino, lo scorso 7 dicembre. Accando al neo Vescovo, il pastore della diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia Sergio Melillo, una delegazione di sacerdoti e il sindaco di San Nicola Baronia Giuseppe Moriello.
La prima omelia di Palinuro: "L’incontro tra Maria ed Elisabetta è l’incontro tra due mamme speciali: Maria porta nel grembo il Messia Salvatore; Elisabetta porta in grembo Giovanni il precursore. Ispirate dallo Spirito Santo entrambe profetizzano e lodano le grandi opere che il Signore ha compiuto. Tutto l’evento ci parla di gioia: Elisabetta accoglie con gioia Maria; Giovanni nel grembo esulta; Maria proclama con esultanza il suo inno di lode. Quando il Signore viene a visitarci siamo nella vera gioia. Come l’antica arca dell’Alleanza, Maria porta nel grembo la nostra salvezza. Abbiamo bisogno di essere salvati. Abbiamo bisogno della venuta del Signore."
Poi una riflessione sull'attuale momento così triste e difficile: "Viviamo in tempi difficili. La Pandemia semina sofferenza, malattia e morte. Le tremende conseguenze economiche di questa crisi stanno portando povertà e disperazione in tutte le nostre famiglie. Ma il Signore non ci abbandonerà. Egli viene a salvarci. Egli viene a dilatare il nostro cuore all’amore e alla solidarietà.
Nel Vangelo che abbiamo ascoltato c’è un dettaglio che deve essere messo in evidenza perché ci mostra come Dio opera. Dopo aver ricevuto l’annuncio dell’arcangelo Gabriele, Maria si mette in viaggio “in fretta” per andare da Elisabetta. Ha appena saputo dall’angelo che Elisabetta, anziana e sterile, è incinta e in fretta parte per raggiungerla.
Perché Maria ha fretta? Ha bisogno forse di verificare se l’angelo le aveva detto la verità? Ha bisogno di un segno? Questo contraddice il Vangelo perché Elisabetta, ispirata dallo Spirito, appena vede Maria ne loda la fede e dice: “Beata colei che ha creduto”. Allora perché Maria in fretta si mette in viaggio partendo dalla Galilea verso la Giudea, affrontando un viaggio di 150 Km? Maria intuisce che l’anziana Elisabetta ha bisogno di aiuto e non resta indifferente. La fretta di Maria è causata dall’amore e dalla compassione. Maria porta in grembo Gesù ed Egli la spinge ad un amore che diventa servizio e solidarietà.
Quando portiamo Dio in noi, non possiamo rimanere indifferenti dinanzi al dolore e alle sofferenze dei fratelli. La fede vera ci spinge all’amore e al servizio. Una religione senza amore per la persona umana diviene solo una pericolosa ideologia. Se invece portiamo Dio nel cuore Egli ci spinge a metterci in cammino, ad uscire dalle nostre presunte certezze per andare incontro all’altro e per farci compagni di viaggio di ogni uomo.
Seguendo le orme di Maria, la nostra piccola Comunità Cattolica di Istanbul è chiamata a mettersi in cammino per farsi prossimo di chi è nella sofferenza e nel dolore. Giunta da Elisabetta Maria rimane con lei tre mesi, fino alla nascita di Giovanni il Battista, il tempo necessario per aiutarne la nascita. Poi Maria esce di scena, senza pretendere nulla, senza accampare diritti. La nostra comunità non desidera la ribalta. Non brama una visibilità che non le compete. Non desidera prestigio e onori. Come Maria vogliamo solo contribuire alla gioia e alla salvezza di ogni persona umana.
Recentemente il Santo Padre il Papa Francesco ha esortato le Comunità Cattoliche del Medio Oriente ad essere come il lievito. Se numericamente siamo poca cosa - come il lievito - tuttavia con la testimonianza di un amore concreto abbiamo la possibilità di offrire un significativo contributo alla costruzione di una società pacifica e solidale."
L'appello alla sua comunità: "Spinti dalla fretta dell’amore dobbiamo camminare insieme. La Comunità Cattolica di Istanbul è ricca di carismi e di energie feconde. In piena continuità con il generoso lavoro svolto dal mio venerato predecessore, il compianto Mons. Ruben Tierrablanca, e prima di lui dal carissimo Mons. Luis Pelatre, vogliamo mettere tutte le nostre forze al servizio di questa amata città di Istanbul e delle persone che la abitano.
Il Signore Gesù inaugura la sua predicazione con le parole del profeta Isaia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore.” (Lc 4,18-19; Is 61,1-2)
Queste parole profetiche sono anche il programma della Chiesa di Cristo, il programma di vita di ogni discepolo di Gesù. Queste stesse parole siano anche il programma del mio ministero episcopale.
Il grande San Giovanni XXIII, mio predecessore nella guida del Vicariato Apostolico, amò con sincero affetto la Turchia e il suo popolo, la sua cultura, la sua lingua e i suoi valori. Così scriveva nel suo diario: “Voglio attendere con maggior cura e costanza allo studio della lingua turca. Io sento di voler bene al popolo turco, presso il quale il Signore mi ha mandato” (Giornale dell’Anima, n° 730).
Carissimi, lo stesso amore per questa terra e per questo popolo mi ha spinto a lasciare la mia patria e ad amare questa nazione come la mia stessa patria per condividere con voi un cammino di fraternità e di comunione. È ancora Papa Giovanni che me ne insegna il metodo: “Cercare ciò che unisce, mettere da parte ciò che divide”. In tal modo cammineremo insieme verso la nostra vera Patria che è il cuore di Dio nostro Padre.
Poi il nuovo Vescovo, ha voluto rivolgere un suo deferente saluto alle autorità presenti: "Con la loro autorevole partecipazione hanno voluto onorare: la mia povera persona. Saluto e ringrazio (autorità civili). Vi ringrazio di cuore per la vostra calorosa accoglienza.
Con speciale affetto e sincera devozione ringrazio di cuore sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo che mi ha sempre mostrato un affetto straordinario, affetto che è per me di grande incoraggiamento. Ringrazio parimenti il Patriarca degli Armeni di Turchia Sua Beatitudine Sahak II per l’affettuosa accoglienza che ha fin dal nostro primo incontro ha rivolto alla mia persona.
Con fraterno affetto saluto i miei fratelli nell’episcopato: il Vicario Patriarcale Mor Filüksinos Yusuf Çetin, Metropolita della Comunità Siro-Ortodossa di Istanbul, Isak Haleva, il Gran Rabbino della Comunità Ebraica di Turchia. Saluto la pastora Heike Steller-Gül della Chiesa luterana, i pastori delle Comunità Protestanti e riformate che ci hanno mostrato la loro fraternità con la loro preziosa presenza.
Saluto con sentimenti di particolare amicizia e gratitudine Mons. Walter Erbì, Primo Consigliere della Nunziatura Apostolica in Turchia per il suo personale fraterno incoraggiamento nella delicata fase in cui mi è stata notificata la volontà del Santo Padre. Saluto con particolare affetto gli eccellentissimi Vescovi della Conferenza Episcopale di Turchia che hanno accolto la mia nomina con gioia, incoraggiandomi con la loro vicinanza e con i loro sapienti consigli: il presidente dei Vescovi, Mons. Martin Kmetec, Arcivescovo Metropolita di Smirne; Mons. Paolo Bizzeti, Vicario Apostolico dell’Anatolia del quale ho avuto l’onore di essere vicario; Mons. Levon Zekiyan, Arcivescovo degli Armeni Cattolici di Turchia; Mons. Ramzi Garmou, Arcivescovo dei Cattolici Caldei di Turchia e Mons. Orhan Çanli, Vicario Patriarcale e Corepiscopo dei Siro Cattolici in Turchia. Desidero camminare in profonda comunione con voi per guidare le nostre comunità nell’armoniosa polifonia delle diverse tradizioni liturgiche e culturali.
Ringrazio cordialmente Mons. Lorenzo Piretto, Arcivescovo emerito di Smirne, che a dispetto della sua non più giovane età, ha guidato il Vicariato Apostolico nella difficile fase di transizione successiva alla prematura dipartita del compianto Mons. Ruben.
Un caro e grato saluto alla delegazione proveniente dall’Italia, guidata da Mons. Sergio Melillo, Vescovo di Ariano Irpino, mia diocesi di origine, e Mons. Michele Auturo, Vescovo ausiliare di Napoli. Con loro un gruppo di cari amici sacerdoti e fedeli laici. In particolare saluto il sindaco Giuseppe Moriello di San Nicola Baronia, comune di cui per undici anni sono stato parroco.
Ringrazio le delegazioni da Trabzon, con le care Suore del Verbo Incarnato, e di Smirne, le due comunità in cui ho operato durante i dieci anni di servizio in Turchia.
E finalmente ringrazio voi sacerdoti, suore e fedeli laici dell’amata Comunità Cattolica di Istanbul che ora siete la mia famiglia. Vengo a voi in obbedienza alla volontà di Dio. Vengo a voi nel nome del Signore. Vengo a voi “non per fare da padrone della vostra fede ma per essere il collaboratore della vostra gioia” (2Cor 1,24). Vi chiedo di accogliermi con pazienza e benevolenza. Camminando insieme affretteremo l’avvento del Regno di Dio."