"Abbiamo smarrito la speranza che possa accadere qualcosa di inedito"

Siamo come assuefatti ad un clima sociale stabilmente inquieto

abbiamo smarrito la speranza che possa accadere qualcosa di inedito

Avvento: la stagione della speranza...

Ariano Irpino.  

 

di Sergio Melillo Vescovo


«Il senso di gioia che si prova davanti a questa creazione è un piccolo spiraglio in quella tenebra che abitualmente avvolge l'anima...» (F. M. Dostoevskij)

La “speranza” è la parola che riassume al meglio questa nostra condizione. L’Avvento è la stagione della speranza, la Chiesa stessa è chiamata a diventare speranza che è una virtù teologale.

L'Avvento bussa alle porte in modo discreto, non ne avvertiamo più i passi sopraffatti, ormai, dal rumore assordante del black Friday.

Nel tempo del disincanto, della paura che il “virus” ha istillato nel corpo e nell’anima abbiamo come smarrito la speranza che possa accadere qualcosa di inedito. Si sperimenta, talvolta, perfino nelle relazioni umane, educative che sono il cruccio delle nostre comunità!

Siamo come assuefatti ad un clima sociale stabilmente inquieto: denatalità, giovani che vanno via, paesi che perdono risorse e prospettive, mancanza di lavoro, vite spezzate, … solitudini.

Ma, noi possiamo essere osservatori rassegnati? Questo è il nodo dell'evangelizzazione che risuona dalla Parola di Dio! Che qualcosa di veramente nuovo possa avvenire è racchiuso nell'annuncio dell'Avvento. La liturgia nella sua sobrietà ci indica come vivere questa attesa, come camminare verso la Luce, verso la Salvezza.

La visita del Signore all’umanità è il nostro tema. La prima visita è avvenuta con l’Incarnazione: la nascita di Gesù a Betlemme; la seconda è nel presente: il Signore cammina al nostro fianco; l’ultima visita la professiamo ogni volta che recitiamo il Credo: «Di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti»; questo è l’approdo del nostro cammino: la certezza è che il Signore verrà.

Abbiamo custodito di questa verità di fede “lo smalto spirituale”, per trasmetterla alle nuove generazioni, anche se delusi perché i giovani percorrono altre strade virtuali?

Il vero discepolo rivolge il suo sguardo al Signore che viene, al Servo Sofferente, che siede alla destra di Dio «coronato di gloria e onore a causa della morte che patì» (Eb. 1,13; 2,9). La nostra generazione è oltre la negazione di Dio. Oggi non solo tale negazione viene affermata ma è anche negato l'umano e la sua identità!

L'Avvento ci incoraggia, fa fluire nella vita la nostra storia di caduta e di redenzione, ci fa toccare con mano, con il cuore, la presenza di Dio che non diserta l'umanità fragile ma la riveste della Sua gloria.

Questi santi giorni sono quelli in cui «realizzerò le promesse di bene che ho fatto...» (Ger 33, 14). Giorni per ravvivare nella preghiera la fede, nella carità la testimonianza, affinché la gioia dell’attesa riemerga nella nostra realtà sociale spaesata, che ha perduto l’innocenza.

Riacquistiamo una sana inquietudine che anche i giovani rischiano di perdere! Stringiamoci accanto da compagni di strada, da guide testimonianti prossimi ai poveri. Camminiamo senza timori alla ricerca di uno spazio nel cuore dell’uomo.

L'Avvento ci apra alla vita, all’incontro con Cristo, che è venuto sul nostro sentiero, si è fatto Maestro e Salvatore. L’Avvento ci faccia silenziosi e riflessivi; ci abiliti alla preghiera, ci solleciti verso i “presepi della storia”, le sofferenze del mondo, dei giovani, degli anziani, delle famiglie lacerate da tante attese.

La Madonna, Vergine dell’Avvento, ci aiuti a non fare resistenza al Signore ma ad essere pronti, a lasciarci visitare da Lui. Guardare al passato potrebbe essere oggi il rischio maggiore. Per sfuggire al calar delle tenebre, le alternative sono due: o si guarda la notte così come si presenta, o ci si rintana in fortini.

Cristo è già venuto e la Chiesa pellegrinante nel tempo è in attesa del Suo ritorno. Aspettare il ritorno di Cristo come servi che aspettano il rientro del padrone, vegliare per aprirgli appena avrà bussato, andargli incontro con le lampade accese: questo è il senso profondo dell’Avvento!

La luce è già venuta nel mondo, ma l’uomo è immerso ancora nelle tenebre, nel buio come tra i marosi del Mediterraneo di tanti fratelli migranti naufraghi. Cristo ci ha fatti nuove creature generate con Lui nel grembo della Madre.

L’affidamento di Maria: «Avvenga di me secondo la tua parola», sia la nostra preghiera; vivere l’Avvento significa accogliere Cristo come Maria.

Vergine dell’Atteso,
Figlia della Grazia,
Serva Umile del Signore,
custodisci la nostra vita.
Accompagnaci con il Tuo passo fedele
su strade di liberazione.
Ravviva lo stupore e l’entusiasmo di esistere.
Portaci nel tuo purissimo cuore;
aiutaci a pensare secondo il Vangelo,
amando e servendo
la famiglia, gli anziani, i giovani, i poveri, chi soffre e spera.
Beata Vergine Maria, volgi il Tuo sguardo
sulla Chiesa e il mondo trepidante nella tempesta.
Guidaci a Gesù, “Volto misericordioso del Padre”, nostro Salvatore.
“O clemente o Pia, o dolce Vergine Maria”.