Moscati. "Così papà ha sconfitto il covid grazie agli angeli della Rianimazione"

La storia di Sabato Fusco di Avella, nel racconto di suo figlio Roberto che dice: ora prudenza

moscati cosi papa ha sconfitto il covid grazie agli angeli della rianimazione

"Racconto la nostra storia perché tutti siano sempre prudenti, oggi più di ieri, per poter superare finalmente e definitivamente la pandemia da coronavirus"

Avella.  

“Il  covid è una brutta bestia, che ti segna, ti consuma e ti distrugge. I contagi pian piano, complice anche la campagna vaccinale, si stanno abbassando, ma non dobbiamo abbassare la guardia, perché serve senso di responsabilità e rispetto per le vittime della pandemia, per chi ancora sta lottando, per il rischio che resta dietro l’angolo. Racconto la nostra storia perché tutti siano sempre prudenti, oggi più di ieri, per poter superare finalmente e definitivamente la pandemia da coronavirus”.

Questa è la storia di Roberto Fusco, 32 anni di Avella, e della sua famiglia che è stata travolta e segnata dal contagio da coronavirus.

“Il nostro incubo è iniziato il 27 dicembre e si è concluso, per fortuna senza vittime, solo da pochi giorni - racconta con malcelata emozione Roberto Fusco -. Ho deciso di parlare e raccontare quanto abbiamo vissuto, perché tutti siano cauti, prudenti e rispettino le regole durante l’estate, perché non ci sia una tragica e nuova quarta ondata - precisa -“.

Il primo ad ammalarsi in casa è stato Roberto. “Siamo quattro figli. Il primo a risultate positivo sono stato io. Poi, pian piano, hanno scoperto anche i miei familiari di essere positivi al virus. Mio padre, Sabato 69 anni, era obeso. L’apprensione per lui da subito è stata tanta. Ma nei primi giorni i sintomi, anche per papà, sembravano quelli di una comune influenza. Pian piano, con il trascorrere dei giorni, i sintomi si sono fatti per papà sempre più gravi, severi, tanto da imporre un ricovero in ospedale al Moscati. La saturazione è iniziata a scendere, vertiginosamente. Mio padre, che pesava all’epoca oltre cento chili, ha iniziato a sentire la fame d’aria. Si tratta di uno dei sintomi peggiori del covid, diretta conseguenza della polmonite bilaterale interstiziale che lo stava aggredendo. Ricordo momenti tragici in cui la saturazione è scesa fin sotto 80 unità ”.Il signor Sabato, nei primi giorni di gennaio, è stato portato in ospedale in condizioni serissime.

“Dai primi giorni di gennaio è iniziato il nostro calvario. Papà, dopo poche ore dal ricovero, è finito in terapia intensiva. E’ stato sedato e intubato. E’ rimasto in coma farmacologico per oltre trenta giorni e si è reso necessario un intervento di tracheotomia. Abbiamo vissuto un vero e proprio inferno, che ci ha segnato tutti nel nostro intimo. Abbiamo vissuto per interi mesi nel terrore che ci chiamassero e ci dicessero che il mio adorato papà era morto”. Nel racconto di Roberto la disperazione di una famiglia raccolta e riunita nella paura di veder progressivamente peggiorare il proprio caro, senza poter fare nulla.

“L’isolamento, la distanza credo siano gli aspetti peggiori di questa maledetta malattia - spiega Roberto -. Abbiamo avuto vicini i medici e psicologhe della Rianimazione dell’Ospedale San Giuseppe Moscati, che ci hanno assistito in tutto. Posso dire oggi che abbiamo superato l’emergenza grazie al responsabile della rianimazione e area covid, il dottore Angelo Storti, alla sua intera equipe, a tutti i medici e sanitari, alle psicologhe che sono stati il nostro supporto, sono diventati la nostra seconda famiglia fornendoci tanta assistenza.

Non dimenticherò mai il supporto e forza che ci hanno garantito e trasmesso.Pian piano mio padre, grazie alla loro preziosa cura e assistenza , è migliorato, passando nel reparto di rianimazione, poi nel reparto di medicina fino ad essere spostato in una clinica riabilitativa nel Sannio. E’ tornato a casa da pochi giorni. Certo, la strada del recupero è ancora lunga, ma pian piano ne usciremo. Papà è tornato a casa e ci rendiamo conto che è un miracolato. Ha perso 30 chili e sta pian piano e con grande sacrificio recuperando tutte le sue funzioni.

Questo virus ti mangia e ti divora, ripeto, anche l’anima. Vogliamo ringraziare i sanitari della area covid-terapia intensiva e rianimazione del Moscati per tutto quello che hanno fatto per noi. Chiamarli angeli è il giusto termine per raccontare il miracolo che sono riusciti a compiere salvando il mio papà”.