Mi sono offerto volontario al Moscati, per testare il vaccino Reithera contro il Covid-19. Un motivo di orgoglio, una scelta, a mio parere ovvia, per combattere e sconfiggere il coronavirus. Giuseppe De Angelis agente assicurativo di 48 anni è uno dei 50 volontari che hanno aderito alla chiamata del Moscati di Avellino per essere sottoposti al vaccino dello Spallanzani. “Un motivo di orgoglio in più visto che si tratta di un vaccino made in Italy - spiega De Angelis -.
L'ho fatto perché rientravo nelle categorie richieste: l'età, lo stato di salute generale, non ho contratto ancora il virus.
L'ho fatto, dunque, perché potevo farlo. Perché il mio profilo è ritenuto interessante dal personale medico per sperimentare gli effetti del vaccino”. Oggi Giuseppe sta bene. “Ha avuto solo qualche leggero sintomo febbrile, prevedibile e possibile reazione post inoculazione. Ma sono felice di averlo fatto. Sento di aver fatto una cosa giusta e doverosa”.
Sono una cinquantina i volontari, tra loro molti irpini, che sono stati arruolati dalla città ospedaliera di Avellino, individuata tra i 27 centri clinici (26 in Italia e uno in Germania) per partecipare alla seconda fase dello studio del composto sviluppato dall’azienda farmaceutica ReiThera in collaborazione con l’istituto Spallanzani di Roma. I primi nove sono stati convocati nel pomeriggio di ieri, tra questi Giuseppe. «È una cosa che avrei voluto fare da tanto tempo, ma fino a questo momento non c’era stata la possibilità di un simile esperimento. Non mi sento una cavia, ma un cittadino onesto pronto a dare il suo contributo», dice Giuseppe, originario di Carife ma residente, da anni, nel capoluogo. «È un’opportunità unica. Dovevo fare qualcosa, farlo subito. Non potevo non cogliere questa opportunità straordinaria. Sono convinto che vaccinarsi è un dovere e unico atto utile per sconfiggere la pandemia. Sto benissimo e sono certo che non ci saranno complicazioni. In ogni caso, per questo come per tutti gli altri vaccini in circolazione, i benefici sono maggiori dei rischi. Io l’ho fatto ieri e lo ripeterei altre centomila volte».
Nelle parole di De Angelis la volontà di lanciare un messaggio di fiducia per tutti. “L’ho fatto perché "qualcuno deve pur farlo", mica si può aspettare che le cose le facciano sempre gli altri, guardando fuori dalla finestra.
L'ho fatto perché tutti abbiamo visto ospedali e medici che in questi mesi non riuscivano più a contare, né a contenere le vittime, l’emergenza dell’avanzare di questo maledetto covid. Mi sono offerto volontario per mio figlio per i miei amici, parenti e cittadini, perché ognuno di noi deve fare la sua parte. Le immagini della città assediate dai manifesti funebri, le vittime che ormai si contano con medie impressionanti al giorno da mesi devono far riflettere tutti”.
L'ho fatto perché "si fa quel che si può”, anche per aiutare tutti i medici e rircatori che stanno lavorando per trovare ogni cura e scudo contro questo maledetto virus”.