Riceviamo a pubblichiamo un comunicato stampa a firma del sindaco di Aquilonia, Giancarlo De Vito: "Nelle ultime settimane si è animato un dibattito sulla demolizione delle casette asismiche costruite ad Aquilonia in conseguenza del sisma del 1930 che, alla luce anche delle distorte informazioni e in molti casi delle strumentali polemiche, merita elementi di chiarezza e di trasparenza.
Va detto subito ed in maniera inequivocabile che l’Istituzione titolata a dichiarare se il bene è da considerarsi di “interesse culturale” è il MIBACT attraverso la Sovrintendenza Territoriale. In data 01/04/2019 il Comune di Aquilonia con espressa richiesta protocollata al n.° 939 chiedeva la verifica dell’interesse culturale ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs 42/2004.
In data 07/09/2020 il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo – COMMISSIONE REGIONALE PER IL PATRIMONIO CULTURALE DELLA CAMPANIA con lettera protocollata al numero 4553 – P ha definitivamente dichiarato: “Gli immobili in oggetto, non presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico, non rientrano tra i beni di cui all’art. 10 comma 1 del D. Lgs 42/2004” Sugli immobili in questione vengono meno pertanto gli obblighi che deriverebbero alla proprietà dalla sottoposizione del bene alla tutela del D.Lgs 42/2004 Parte Seconda ivi compresa le prescrizioni di cui all’art.12 e all’art.56 del Decreto Legislativo medesimo.”
È mia convinzione, tuttavia, che la salvaguardia del significato di un’opera, il “rispetto” simbolico di una fase storica ed umana del paese costituisce un valore culturale che va oltre il mancato riconoscimento del vincolo da parte del Ministero.
Su questa valutazione l’intervento di riqualificazione dell’area, che giova ricordare era costituita da un piccolo quartiere di 90 nuclei abitativi che furono demoliti anche da chi ricopriva una carica amministrativa e oggi si erge a paladino per la conservazione in nome della “storia e della memoria”, prevede la demolizione dei restanti sei padiglioni e la costruzione di una struttura pubblica al servizio di tutta la collettività fermo restando la salvaguardia di due padiglioni ubicati in via Beniamino Calabrese che saranno ristrutturati e rifunzionalizzati per ospitare attività socioculturali a testimonianza storica e antropologica.
Ne consegue che è del tutto falso e pretestuoso parlare di distruzione di memoria storica perpetrata da chi non avrebbe sensibilità verso la storia della Comunità ed essere addirittura tacciato di “damnatio memoriae”.
Lo scrivente ha sempre favorito una discussione nella Comunità che potesse portare ad una soluzione sostenibile e condivisa che coniugasse conservazione e innovazione riqualificando l’area con la realizzazione di una struttura al servizio soprattutto dei giovani. Anche sotto il profilo metodologico ritengo che la “conservazione” fine a se stessa senza una integrazione e interazione con un segnale di contemporaneità di servizio collettivo sia solo uno spreco di denaro pubblico e non soddisfi il reale fabbisogno della collettività.
Questa Amministrazione ha operato per valorizzare gli elementi urbanistici e storici che hanno caratterizzato la cultura e le tradizioni della nostra Comunità.
Il recupero e la valorizzazione del sito archeologico di Carbonara, il Museo Etnografico, l’Abbazia e la Quercia di San Vito, la Chiesa e il Campanile di San Giovanni, la Fontana Monumentale del Paese Vecchio, le Notti del Grano e tutti i progetti culturali sviluppati negli anni anche in sinergia con i paesi vicini sono la prova tangibile e concreta di una azione di recupero e di valorizzazione dei beni culturali e storici del nostro paese nonché identitari della nostra tradizione rurale che nessuno può smentire soprattutto quelli che ritenendosi “intellettuali” parlano di casette senza sapere neppure di cosa si tratta e senza averle viste neppure in foto.
Qualcuno potrà disquisire se l’intervento sulle casette potesse essere di “museificazione” di manufatti che avrebbero continuato a costituire un pericolo dal punto di vista Igienico-Sanitario e di Incolumità pubblica oppure, come abbiamo deciso, riqualificare l’area con nuove iniziative considerando un recupero armonico di due testimonianze atte a creare un giusto equilibrio tra storia, memoria e nuova urbanità.
Il resto sono solo chiacchiere ed eccessi inutili e sconclusionati".